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giovedì 27 novembre 2008

Economia e cambiamento: ultime novità dal Rome Camp

La scorsa settimana ha chiuso con un successo senza precedenti il Rome Camp 2008. L'evento, organizzato dall'Università Roma Tre con la collaborazione del Comune di Roma, ha coinvolto bloggers e professionisti del mondo della comunicazione e dei media.

Per chi non fosse stato presente a questo indirizzo - http://romecamp.ilcannocchiale.tv/ - è possibile gustarsi tutti gli interventi più significativi, dalla seduta plenaria alle battute finali.
Durante la manifestazione sono state fatte alcune interviste di rilievo con personaggi di spicco nell'ambito della blogosfera.

Uno dei dibattiti che ha catturato maggiormente l'attenzione degli addetti ai lavori è stato sicuramente quello in cui tre specialisti del settore (Alessio Jacona, Marco Camisani Calzolari e Matteo Brunati) si confrontavano sulle prospettive economiche del web 2.0, che qui vi ripropongo in versione integrale:



In particolare, Marco, ha sottolineato una certa resistenza e opposizione più o meno velata al cambiamento da parte delle gerarchie aziendali. Soltanto pochi manager illuminati, secondo lui, sono consapevoli dei vantaggi insiti nell'utilizzo delle tecnologie del nuovo web.

Social Networks, Blog, User Generated Content e On-line Advertising (come precisa Jacona) vengono presi in considerazione solo dopo aver speso gran parte del budget a disposizione per le forme di marketing e pubblicità tradizionali.

Un grave errore, per tutti i tre i partecipanti al vivace scambio di idee, sottovalutare le nuove opportunità offerte dalla rete. Tuttavia come ribadisce Calzolari, permane una sorta di diffidenza dei dirigenti che spesso sono spaventati dalle possibili conseguenze legate alla privacy e alla sicurezza dell'azienda. Tanto da rivolgersi al responsabile delle questioni legali per chiedere il da farsi. Da queste considerazioni è nato anche un libro: Impresa 4.0, Marketing e Comunicazione digitale a 4 direzioni.

Pigrizia? Scetticismo? Scarsa conoscenza delle dinamiche di comunicazione sociale e dei media digitali? Oppure figli di una cultura che non vuole cedere alle relazioni di tipo orizzontale per paura di perdere il controllo della situazione? Voi che ne pensate?

martedì 25 novembre 2008

Scienza e Web 2.0: SciVee

Dopo aver approfondito il rapporto tra web 2.0 e medicina, oggi mi addentrerò nel magico mondo della scienza cercando di capire come i nuovi strumenti di comunicazione possano contribuire a diffondere e rafforzare la cultura scientifica.

SciVee: comunicare la scienza. In questo articolo vi presenterò SciVee, un portale attivo da circa un anno che permette a ricercatori, docenti e scienziati di condividere i loro studi e farsi conoscere dalla comunità scientifica e dai principali fruitori del servizio, ovvero gli utenti comuni (studenti o semplici navigatori appassionati di chimica, biologia, fisica, matematica, medicina, scienze naturali, astronomia ecc...).


Figura_1 : SciVee video page

Video stile Youtube. SciVee si propone come piattaforma per la condivisione delle ricerche scientifiche, con l'intento di aiutare i ricercatori di tutto il mondo a scambiare documenti e informazioni sulle proprie ricerche. E oltre alle pubblicazioni scientifiche consente di inserire anche video di presentazione (pubcast).

La peculiarità di SciVee è la possibiltà di uploadare tutti i documenti scientifici con diverse modalità di accesso. Gli autori del progetto invitano caldamente a pubblicare ricerche già di dominio pubblico e di metterle a disposizione degli internauti. In ogni caso, non escludono dal servizio anche i lavori protetti da copyright e offrono l'opportunità di creare dei gruppi privati in cui solo gli iscritti sono autorizzati a consultare i contenuti.

Una sorta di "YouTube per la scienza", dunque, ancora in versione beta, realizzata dalla Public Library of Science (PLoS) che ha collaborato a lanciare il progetto assieme alla National Science Foundation e al San Diego Supercomputer Center.

Condividere la ricerca: Science Commons
. SciVee non è tuttavia unico nel suo genere. Tra i progetti più recenti ricordiamo anche Science Commons, versione delle creative commons pensata appositamente per le ricerche accademiche, che recentemente ha inaugurato tre progetti distinti, uno dedicato agli studenti, l'altro alle ricerche biologiche e il terzo alle neuroscienze.

OpenWetWare invece si occupa delle ricerche in biologia, ed è come impostazione abbastanza simile a SciVee. Altri strumenti si limitano a fornire un elenco delle pubblicazioni, come la National Library of Medicine statunitense e il MitOpenCourseWare, che attinge materiale dai corsi tenuti alla celebre università del Massachusetts.

Scienza e Web Sociale: un binomio possibile. Per finire una considerazione:

In ottica 2.0 mi sembrano tutte iniziative degne di nota che oltre a divulgare la scienza a livello globale, hanno il merito di avvicinare ed educare anche i più scettici all'uso delle piattaforme sociali. Inoltre non dimentichiamo che la comunicazione basata sulle immagini e i video è più rapida ed immediata di quella scritta, in quanto penetra in profondità nella mente delle persone e viene memorizzata più facilmente.

Questo non può che favorire la disseminazione del messaggio su vasta scala e incentivare la partecipazione degli utenti attraverso commenti e opinioni personali in un continuo scambio di conoscenze, osservazioni e esperienze (figura 2). Scambio che ha come obiettivo ultimo l'arricchimento culturale di tutte le parti coinvolte che collaborano a tale circolo virtuoso.


Figura_2 : Nuove modalità di diffusione della conoscenza scientifica in SciVee

L'unica barriera in grado di annullare questo effetto positivo potrebbe essere l'eccessiva lunghezza dei video e/o la loro complessità. Se in un primo tempo questo rischio era molto elevato, ora però SciVee si sta muovendo per semplificare al massimo i suoi contenuti, in modo da raggiungere più persone possibili e non trasformarsi in uno strumento di nicchia fruibile soltanto dagli scienziati.

lunedì 17 novembre 2008

A proposito di Wikinomics, Zooppa e business 2.0

Figura_1 - The Social Age

Per chi ancora non lo sapesse su Shannon.it è in corso un vivace dibattito sul rapporto tra web 2.0 e pubblicità in Zooppa (user generated advertising).

Trovate la discussione e tutti i commenti a questo indirizzo: http://www.shannon.it/blog/pubblicita-del-futuro-lesperienza-dellitaliana-zooppacom/.
Riprendendo l'ultimo spunto offerto da Enrico Giubertoni che sottolineava come:
"Il vantaggio fondamentale di Zooppa.com è che la comunicazione si arricchisce di un valore creativo molto alto poichè libero dai vincoli dati dagli approcci pubblicitari che ogni società di comunicazione si dota.
Secondo me ciò che potrebbe/dovrebbe emergere da questo dibattito sta nel capire come ottimizzare questo valore strategico di creatività nel web 2.0".

Wikinomics: il manifesto del web 2.0. Ho fatto una ricerca approfondita su google trovando un interessante documento che riassume i punti chiave della nuova economia collaborativa basata sui principi della Wikinomics.

Il paper, presentato presso il Corso di Dottorato internazionale in Società dell'Informazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca (http://www.quasi.unimib.it/) dal Ph.D. Stefano Mizzella è intitolato: "Sharing Ideas - I principi della Wikinomics applicati ai casi di Qoob, SciVee e Zooppa".

Esso riporta tre esempi di business che ripercorrono le idee centrali proposte da Don Tapscott ed Anthony D. Williams nel loro libro: Qoob, piattaforma italiana dedicata alla musica e alla cultura underground, SciVee, piattaforma scientifica americana di condivisione multimediale e Zooppa, start-up italoamericana interamente dedicata al social advertising.

Come afferma Mizzella:

"Seppur presentando caratteristiche differenti, tutte e tre le piattaforme, caratterizzate dalla predominanza del video come elemento costitutivo, sembrano dimostrare l’efficacia di approcci aperti all’innovazione in cui le imprese che attirano e ricompensano i partecipanti più capaci hanno l’opportunità di creare nuove e reali fonti di vantaggio competitivo".

Zooppa: un microcosmo collaborativo in continua evoluzione. In questo post concentrerò la mia attenzione sopratutto su Zooppa, riservandomi di trattare gli altri 2 modelli di business nei prossimi articoli. A questo proposito è significativo notare la presenza di una vera e propria "microeconomia" all'interno di questa realtà che richiama alla mente i Linden dollars di Second Life.

Gli Zoop$ dollari rappresentano infatti la moneta virtuale emessa dalla ZoopBank e si guadagnano partecipando e piazzando in classifica i propri lavori nelle varie gare. Analogamente al mondo virtuale di Second Life, anche gli Zoop$ possono essere convertiti in dollari americani.

Ribaltando il punto di vista dalla parte non più dell’utente ma delle aziende, il diagramma di flusso dell'articolo precedente, IO ti do un MARCHIO → TU crei una PUBBLICITÁ → TU voti la MIGLIORE → IO ti PAGO, assume ora nuove sembianze: TU ci dai il tuo MARCHIO e sponsorizzi una GARA su ZOOPPA. NOI ti forniamo la PUBBLICITÁ e ti diciamo come sei PERCEPITO.

La successione del diagramma serve sostanzialmente a rispondere a una domanda che sembra più che lecito porsi. Perché, infatti, una grande azienda, con un brand già riconoscibile, dovrebbe rivolgersi a un servizio come Zooppa per lanciare la propria campagna di advertising?
E perché, soprattutto, decidere di affidarsi alla produzione di utenti non professionisti e non alle competenze certificate di un’affermata agenzia pubblicitaria? Questa la risposta o, meglio, le risposte, fornite direttamente da Zooppa:

"Perché potrete contare sulla forza innovativa di uno strumento in continua espansione come Internet, sfruttandone tutta la viralità e la capacità di raggiungere ogni angolo del globo con una velocità impensabile per qualsiasi altro media.

Perché potrete aumentare la creatività della vostra comunicazione e avere moltissimi nuovi spunti. Con Zooppa.com avrete accesso ad un bacino creativo molto più esteso, sia grazie al numero di utenti che intervengono nel nostro sito sia grazie alle caratteristiche del mezzo utilizzato. Il nostro modello favorisce l’accesso ai nuovi linguaggi di comunicazione al ritmo di Internet.

Perché il vostro marchio potrà essere visto da un’audience allargata di persone. I video postati vengono promossi nella rete sia dallo staff di Zooppa sia dagli utenti stessi, che contribuiscono a innescare un circolo virtuoso di viralità.
Gli utenti che partecipano alle gare non solo entreranno in contatto con il vostro marchio, ma condivideranno le loro idee parlando di voi nella rete. In questo modo, potrete avere un riscontro reale di come le persone percepiscono la vostra azienda".

La viralità della piattaforma è inoltre aumentata e rafforzata dai diversi servizi di community che Zooppa mette a disposizione dei propri utenti: Zoopperland, Zooppa Store, Matto per Zooppa.
Strumenti, questi, utili per conoscere e scambiare opinioni con i vari “zooppers”, commentare i video più belli e acquistare gadget ufficiali. Una risorsa, soprattutto, per incentivare la creazione e l’espansione del buzz, ovvero il passaparola prodotto dagli utenti su brand e servizi che, grazie al web, sta letteralmente rivoluzionando le tradizionali dinamiche di marketing e di social reputation.

Modellare per innovare. Ovvio che a questo punto i fruitori del web, hanno l’opportunità di modellare le proprie risorse creative su un nuovo modo di produrre e scambiare conoscenza. Allo stesso tempo, le imprese e le aziende più innovative hanno l'occasione di far proprie tali risorse come mai è stato possibile fare fino ad ora: “Co-creare con i clienti è come attingere al bacino di capitale intellettuale più qualificato che sia mai stato aggregato” (Tapscott, Williams, 2006, p. 166).

È proprio questa capacità di riunire la conoscenza proveniente da milioni di individui, capaci di organizzarsi in maniera autonoma, a dimostrare che “la collaborazione di massa sta trasformando la nuova Rete in qualcosa di simile a un cervello globale” (p. 39).

Prosumers e aziende sempre più sociali. Una produzione sociale capace di generare anche inedite modalità di retribuzione e nuovi modelli di business sempre più votati al riconoscimento dei contenuti generati dagli utenti.

Le forme particolari che assumerà il rapporto tra prosumers (producer + consumer, parola che indica il ruolo attivo dei consumatori all'interno del mercato attuale) ed aziende illuminate (che sperimentano per prime gli ultimi approcci del web 2.0, in una continua ri-definizione e ri-organizzazione interna ed esterna) costituiscono la vera sfida per quanti vorranno produrre innovazione in questa fase del web.



Figura_2 - The Social Enterprise

Ne è consapevole anche Chris Anderson, che nel suo ormai famoso articolo sul concetto di “Long Tail”, decreta l’avvenuta disintegrazione del mainstream in milioni e milioni di frammenti culturali diversi, come la causa più profonda capace di sconvolgere profondamente sia i media che l'intrattenimento tradizionali: “l’era del one-size-fits-all è al capolinea, rimpiazzata da qualcosa di nuovo: un mercato di moltitudini” (Anderson, 2006, p. XIX).


Figura_3 - The new marketplace: modello di distribuzione a coda lunga

Dentro questo mercato di moltitudini, un mercato invisibile divenuto finalmente visibile grazie all’economia della distribuzione digitale, "hit" (prodotti ideati per raggiungere il consenso del più alto numero di persone nel più breve tempo possibile) e "nicchie" (prodotti destinati a vendite marginali ma tuttavia costanti nel tempo) convivono per la prima volta nella storia sullo stesso piano economico: “entrambe voci in un database che vengono richiamate a richiesta, entrambe ugualmente degne di essere trattate. All’improvviso, la popolarità non detiene più il monopolio della redditività” (p. 13).

Di conseguenza, prodotti ideati e realizzati in modo del tutto amatoriale non solo garantiscono, in accordo col principio della coda lunga, un consumo marginale ma pur sempre costante e redditizio, ma in alcuni casi possono raggiungere picchi di notorietà e vendibilità che si addicono maggiormente alla parte sinistra della curva.
Zooppa ha sicuramente raccolto la sfida della long tail, non resta che vedere chi avrà il coraggio di seguire il suo esempio.

lunedì 10 novembre 2008

Il Web 2.0 può aiutare a migliorare la vita delle persone? Casi di successo nella gestione della conoscenza medica e scientifica

Una delle sfide più affascinanti che il nuovo web ha deciso di affrontare riguarda la gestione della conoscenza medica e scientifica ossia il medical knowledge management.
Due sono i motivi che mi spingono ad affermare questo: il crescente bisogno di accedere alle informazioni a prescindere dal luogo in cui ci si trova e la necessità di condividere competenze e conoscenze specialistiche che non devono rimanere vincolate ad un particolare centro di ricerca ma diventare patrimonio di tutti.

Per raggiungere questo obiettivo negli ultimi tempi si sono mobilitate diverse organizzazioni, che hanno avviato importanti progetti.

Un'enciclopedia medica a portata di click. Tra questi il più significativo è sicuramente Medpedia, un'enciclopedia on-line collaborativa sullo stile di Wikipedia che contiene 30 mila illustrazioni di malattie, 10 mila medicinali e migliaia di procedure mediche in uso.


Figura 1 - Medpedia search categories


Medpedia è ancora in sviluppo, in beta privata. Vedrà la luce a Dicembre ed è finanziata da Harvard Medical School, Stanford School of Medicine, lo statunitense National Institutes of Health (NIH) e la Federal Drug Administration (FDA). Naturalmente, l'obiettivo non è quello di sostituirsi al medico, ma di diffondere una discreta cultura medica, offrendo un luogo virtuale sicuro e affidabile alla cultura della salute, potenzialmente raggiungibile da chiunque e in grado, quindi, di aiutare anche chi vive nelle zone più povere del pianeta.

Sul sito del Corriere troviamo le dichiarazioni del promotore del progetto, James Currier. Egli spiega che, diversamente da una normale enciclopedia aperta, Medpedia richiede ai contribuenti volontari una specializzazione, ovvero un dottorato o un master:

"Per il momento sul sito ci sono mille pagine, ma le ambizioni sono molto alte. Oltre alle informazioni il progetto delle quattro università contempla anche una sezione ad accesso limitato, riservata esclusivamente ai professionisti del settore, che in queste pagine possono discutere e confrontarsi su questioni più specialistiche. Il progetto sarà lanciato entro la fine dell'anno".

Le dichiarazioni che però riassumono il vero spirito dell'iniziativa sono apparse sul Los Angeles Times :

"La medicina è uno dei campi più giovani e in rapido sviluppo della rete e allo stesso tempo è una delle sue aree maggiormente migliorabili".

Lo scopo quindi è sia divulgativo che scientifico, con maggiore rigore però rispetto al wiki tradizionale.
Accanto a Medpedia, esistono altri progetti che meritano la nostra attenzione.

Collaborare per competere. Un esempio molto valido, sulla scia delle considerazioni di Don Tapscott e Williams Anthony in merito al crescente ruolo del web 2.0 all'interno della ricerca scientifica nel famoso libro Wikinomics, è il sito CollabRx, fondato dal milionario Jay Tenenbaum dopo essere sopravvissuto ad una rara forma di melanoma.
Come suggerisce Gianluigi Zarantonello nel suo articolo "La scienza, il web collaborativo e le malattie rare", grazie a questo spazio online il crowdfunding (la raccolta fondi fatta tramite le donazioni della gente) si è rivelato uno strumento efficace anche per la ricerca medica.

Lo stesso autore, segnala ulteriori forme di collaborazione nella gestione della conoscenza medico-scientifica:

Il primo progetto, Uniamo, è tutto italiano ed è nato col sostegno della Federazione italiana per le malattie rare. Essa mira ad inaugurare in tempi brevi un sito interattivo accessibile anche ai ricercatori con lo scopo di favorire la ricerca di fondi, oltre che lo scambio di conoscenze e best practices. Il secondo, invece, è denominato Open Genius e punta a risolvere l'annosa questione della cronica mancanza di fondi a favore dei progetti di natura scientifica e tecnologica, permettendo alla gente comune di finanziare direttamente le idee dei ricercatori più meritevoli.

Contribuire in prima persona per vincere: il crowdfunding. Questo rivoluzionario modello di finanziamento “dal basso”, già utilizzato per supportare imprese creative in diversi settori (dallo sviluppo di software, alla registrazione di album musicali, alla produzione di film) si basa su un meccanismo molto semplice: raccogliendo i micro-contributi di gruppi molto numerosi che condividono un medesimo interesse, è possibile accumulare una quantità di risorse sufficienti a realizzare le proprie idee.


Figura 2 - The Power of Crowdfunding


A garanzia dei propri investimenti va detto che è possibile monitore i risultati degli studi sostenuti con il proprio contributo (così da avere la certezza che le cifre donate non vengano sprecate o mal impiegate).

Socializzare e condividere. Infine bisogna ricordare alcuni esperimenti nell'ambito dei social networks che stanno raccogliendo i primi frutti a livello scientifico. L'adozione di strumenti consolidati come Research Gate e Prometeonetwork e la nascita di nuovi progetti volti a favorire il dialogo tra mondo accademico e industria, come l’italiano Biott, non possono che costituire una riprova del successo che questi approcci stanno dimostrando (vedi Panorama).

Verso un'economia basata sulla conoscenza. Una riflessione per concludere: è chiaro che la strada da percorrere è ancora tanta, tuttavia queste testimonianze concrete fanno ben sperare per il futuro. Un futuro in cui l'economia dovrà confrontarsi con l'utilità e l'etica del suo agire. Un'economia fondata sulla conoscenza e non più sul profitto fine a se stesso, con un occhio di riguardo alla collaborazione e alla condivisione del sapere.
 
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