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mercoledì 2 dicembre 2009

Giovani, andate all'estero! Parola di Celli

Certi ragionamenti a volte sembrano nascere sull'onda dell'indignazione, lo sconforto e la sfiducia di un'intera generazione verso un Paese come l'Italia che non sembra garantire alcuna prospettiva per il futuro, soprattutto quello lavorativo.

Ma se quelle stesse parole sono pronunciate da uno dei massimi rappresentanti del sistema universitario italiano allora vuol dire che tanto sbagliati non erano. Pier Luigi Celli, Direttore generale dell' Università Luiss Guido Carli, in una lettera aperta a Repubblica, sfoga tutta la sua delusione nei confronti di un mondo del lavoro che non tiene in considerazione i meriti degli studenti, ma solo le loro conoscenze (e non si riferisce certo alle competenze).


Pierluigi Celli - Direttore Università LUISS di Roma


Amareggiato da un Paese che per lui è a mobilità sociale zero, si scaglia contro i tanti ostacoli che impediscono ad un giovane, preparato e dotato di talento, di emergere. Le domande delle aziende rivolte ai laureati sono in caduta libera in tutti i settori, mentre crescono le richieste per professionalità tecniche e poco diffuse.

Giovani ricchezze. Un Paese che voglia primeggiare in Europa non può ignorare il capitale umano costituito dai ragazzi determinati e volenterosi che escono dalle università. Non può fare a meno di ricercatori in campi come la medicina (di ieri la notizia della prima mano bionica in grado di rispondere ai comandi dettati dal cervello tramite i nervi del paziente progettata alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa) l'economia, l'ingegneria, le biotecnologie, l'informatica e le fonti di energia alternativa.

Cyber hand Project - Scuola Superiore Sant'Anna Lab

L'estero? Non è poi così male. Al figlio dice di andare all'estero perché qui per lui non ci sarà futuro nel breve periodo figuriamoci tra 20 anni. "Probabilmente non sarà tutto oro quel che luccica. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni", avverte Celli, ma almeno "avrai l'occasione di scegliere di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati".

Precariato? No grazie. E' evidente come Celli rifletta in pieno l'opinione di centinaia di giovani che, dopo aver sudato per anni per ottenere il famoso "pezzo di carta" si trovano immersi in una realtà lontana anni luce dalle loro aspettative. Finiti gli studi infatti, chi non è dotato del famoso pedigree, come sostiene Celli, nel caso scegliesse di rimanere, si ritroverebbe davanti anni di precariato che lo porterebbero, nella migliore delle ipotesi, a rimpiangere di non essere fuggito via subito.

Personalmente condivido in pieno le affermazioni di Celli. E il loro valore è aumentato se pensiamo alla posizione privilegiata di chi le mette per iscritto su una delle maggiori testate nazionali.

La fuga dei talenti. Un Paese che ha smesso di credere nella sua risorsa primaria, i giovani, che li spinge a rinnegare le loro radici pur di trovare un lavoro degno di questo nome, ha già perso la sua battaglia. Risulta eloquente a questo proposito il fenomeno denominato "la fuga di cervelli" o brain drain.

Il problema non è da imputarsi alle migliori condizioni che si assaporano vivendo in città cosmopolite e multietniche come Londra, Parigi o Madrid. Il problema è la cultura del nostro Paese.

The Web power. Come ripetono tanti miei colleghi blogger, il cambiamento, l'innovazione saranno possibili soltanto quando ci sarà la consapevolezza che così non si può più andare avanti. Quando la voce finora silenziosa di un'intera generazione si leverà dal Web per chiedere un paese migliore dove vivere, studiare, lavorare, realizzare le proprie aspirazioni per sé e per i propri figli. Molto si sta già facendo. Resta tuttavia ancora tantissimo da realizzare, costruire insieme. L'Italia del futuro può e deve essere un'altra.

Dite la vostra!

2 commenti:

Chris ha detto...

Sono d'accordo in pieno con il Dott Celli ma a metà con l'autore del blog.

La mia generazione (ho 23 anni) è una generazione di rincoglioniti. I love internet ? macchè. E' una generazione che non ha voglia di fare niente. Attaccata tutto il giorno su Facebook e Social affini.
E lo dico da informatico.
E' chiaro poi, che le menti, i giovani che vogliono emergere ci siano. Ed è chiaro che debbano necessariamente levarsi da questo paese che è completamente finito.
Noi siamo la generazione dei mille euro. Però che sta tutto il giorno su facebook dal lavoro e spende soldi in puttanate. I giovani da difendere ci sono. Ma sappiate che la maggior parte dei giovani d'oggi non ha voglia di cambiare proprio nulla.

Andrea Bichiri ha detto...

Grazie Chris per il tuo intervento. In effetti la nostra generazione fino adesso non ha dimostrato molto. Ma non mi va di fare di tutta un'erba un fascio. Come dici pure te ci sono tanti giovani che si vogliono dare da fare per emergere e cambiare il Paese.

Le iniziative promosse da Codice Internet, Tesicamp, Start-cup, Mindthebridge e Officine delle idee di Confindustria ci sono. Perché non approfittarne dunque per mettersi in gioco e cercare di migliorare la situazione?

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