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venerdì 30 gennaio 2009

La musica ai tempi dei social network

Non ci crederete, ma i negozi di musica oramai sono passati di moda. Vi ricordate, quando appena adolescenti e molto emozionati avete acquistato il vostro primo cd, varcando la porta di un mondo magico, pieno di suoni, luci e colori?.

Da allora, sono stati compiuti molti passi in avanti, e il mondo della musica ha dovuto adattarsi alle rivoluzioni tecnologiche per sopravvivere. Molti gruppi hanno pensato di cavalcare l'onda dei nuovi media ma non tutti hanno saputo cogliere il momento più opportuno, mancando l'appuntamento con il successo.

Il coraggio di cambiare musica. Questo non è certo il caso dei Groove Armada che, spiazzando sul tempo altri cantanti più o meno famosi, hanno capito come unire la passione per la musica, il business e le meraviglie offerte dal Web 2.0.



Figura_1 - Groove Armada

Da circa una settimana, il duo inglese ha infatti pubblicato il suo nuovo ep, un minidisco di quattro canzoni. Solo che - almeno per ora - non lo si trova in nessun negozio, né fisico né digitale. Bisogna invece passare attraverso un social network creato ad hoc dai nuovi produttori e mecenati della band d'oltremanica, l'azienda produttrice di bevande alcoliche Bacardi.

Il potere della community: dal web marketing al social marketing. Iscrivendosi al sito http://www.bliveshare.com/ si ottiene il diritto di scaricare il primo MP3 (la canzone Go), entrando così a fare parte della community. Per aver accesso alle altre tre canzoni del disco è invece necessario coinvolgere altri fan. Come? Con tutti gli strumenti resi popolari dal Web 2.0. Inviando email, pubblicando widget sui propri blog, attivando un'applicazione dell'ormai immancabile Facebook.


Figura_2 - Social media marketing

Una nuova figura: il mecenate digitale. Il progetto riserva molti aspetti interessanti, a cominciare dal legame innovativo tra i Groove Armada e Bacardi.

Questo rapporto di sponsorizzazione è molto lontano dai tipici modelli commerciali: l'azienda diventa infatti una sorta di mecenate digitale dell'artista, finanziando tutte le sue attività artistiche e sostituendo di fatto le case discografiche tradizionali: la registrazione delle canzoni, la distribuzione dei brani, il management dei concerti (con la partecipazione dei Groove Armada a serate e dj set organizzate da Bacardi), tutto in pratica è pianificato in sinergia con lo sponsor.

Figura_3 - Bacardi Social Poster Event

Vantaggi e svantaggi del nuovo corso. E' un contratto davvero unico, che apre scenari di non facile interpretazione. Se da una lato i vantaggi sembrano essere molti - sia per le aziende in cerca di visibilità, che per gli artisti in cerca di finanziamenti e supporto - dall'altro non possiamo sottovalutare alcuni rischi.

Libertà artistica e scomode intrusioni. Fino a che punto intervengono i cosiddetti neo-mecenati nella creazione artistica? I Groove Armada sono totalmente liberi di comporre la propria musica o dovranno inserire qualche riferimento a rum e affini qua e là nelle loro canzoni? (un po' come i pittori rinascimentali rappresentavano nei loro quadri le figure dei propri committenti?).

Condividere responsabilmente. Non c'è il pericolo che fan troppo "zelanti" riempiano le caselle degli altri utenti di spam al solo fine di aggiudicarsi l'agognato premio (che consiste nell'ascolto di tutti i brani del disco) ?.

In un contesto in continua evoluzione come quello del Web, dobbiamo prepararci all'avvento di situazioni come questa, perennemente in bilico tra ciò che di solito si considera positivamente (la condivisione, la comunicazione, la partecipazione) e ciò che viene visto negativamente (la pubblicità e il marketing insistente e infestante).

Starà agli artisti e ai loro manager studiare soluzioni che non facciano pendere troppo l'ago della bilancia da una parte o dall'altra. E saranno poi gli utenti a premiare le iniziative migliori e rigettare quelle più invasive.

La centralità delle persone. Resta un'ultima considerazione: gli organizzatori di B-Live Share incitano i membri della community a far circolare le quattro canzoni protagoniste dell'operazione nel Web. L'invito è abbastanza diretto: sono MP3 e sono liberi, condivideteli! Come a voler dimostrare che il valore di mercato della musica registrata (almeno su Internet) rasenti quasi lo zero. Ciò che conta sono le persone. E' a loro che va attribuito il giusto peso, come veicolo primario del messaggio musicale.

Analogie e differenze con i mezzi di comunicazione tradizionali. E' un meccanismo che riflette molto gli schemi della tv commerciale. I contenuti (i programmi o le canzoni) sono gratis. Il valore sta tutto nel numero di persone che si radunano attorno a uno schermo (della tv o del pc). L'equazione però deve tener conto della grande diversità tra i due media per poter funzionare correttamente.

Gli utenti del Web 2.0 non sono passivi come i telespettatori. Spesso producono da sé i contenuti che poi condividono (user generated content).


Figura_4 : Prosumer interactive model

Conquistarli non è facile come sembra. Soprattutto se il marketing dà l'impressione di preferire il sopravvento sui contenuti e su quella che è davvero la chiave di volta della nuova rete: l'esperienza dell'utente. A questo punto, regalare canzoni potrebbe non bastare per catturare l'attenzione dei navigatori.

L'esperienza dell'utente come chiave del successo. I nativi digitali non si accontentano di subire passivamente un contenuto ma vogliono soprattutto essere protagonisti interagendo continuamente con l'applicazione che stanno sperimentando.

Da qui la necessità di rivedere le strategie di diffusione del messaggio creando percorsi di navigazione intelligenti e mai banali o invadenti, nell'ottica di una condivisione "responsabile", che non vada a infastidire chi non è interessato al prodotto.

martedì 20 gennaio 2009

Obama: un giuramento storico

Tra pochi minuti Barack Obama salirà sul palco allestito presso il Campidoglio a Washington per prestare giuramento davanti a più di un milione di persone. Diventerà così il 44esimo presidente degli Stati Uniti d'America, il primo afroamericano della storia a ricoprire questa carica.


L'affetto della gente per Barack. L'attesa è spasmodica e non potrebbe essere altrimenti: tante le speranze riposte nel neopresidente che ha saputo conquistare il popolo americano grazie al suo famoso slogan "change" (cambiamento) e ad una campagna elettorale senza precedenti, incentrata sull'uso di facebook, internet e i new media.

Le sfide che attendono Obama. Molte le sfide che attendono Obama e il suo mandato: dalla crisi economica mondiale alla guerra nella striscia di Gaza, dal rilancio dell'industria automobilistica, alla ricostruzione dell'immagine degli Stati Uniti nel mondo, che dovrà passare dal ritiro delle truppe impegnate in Iraq e Afghanistan, la chiusura del carcere di Guantanamo e le politiche per la salvaguardia dell'ambiente e la produzione di energia rinnovabile per garantire uno sviluppo sostenibile.

Non dimenticando l'annosa questione della sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo che dovrà convivere con la tutela della privacy dei cittadini e il rispetto delle libertà fondamentali previste dalla Costituzione, spesso violate dall'amministrazione Bush per il "bene comune" (vedi Patriot Act).

Il difficile rapporto con Hillary Clinton. Problemi dunque abbastanza complessi che impegneranno parecchio tutto lo staff del Presidente, compreso l'ingombrante Segretario di Stato Hillary Clinton che con il suo carisma, la sua voglia di riscossa e l'insofferenza ai ruoli di secondo piano, metterà sicuramente in difficoltà Obama nella gestione dei poteri.

Un uomo come gli altri. Ciò che però appare chiaro fin dall'inizio è l'eccessiva tendenza a considerare Obama un salvatore come fu Franklin Delano Roosevelt con il suo New Deal negli anni trenta dopo la grande depressione del 1929. Come lui stesso ama ripetere, "io non sono chiamato a fare miracoli, ma a gestire la più grande democrazia del mondo, voluta dai nostri padri Thomas Jefferson e Benjamin Franklin".

Il discorso: tra storia, dialogo e tolleranza. E proprio questo sarà il tema ricorrente del discorso di insediamento, che si svilupperà a partire dai capisaldi della dichiarazione di indipendenza firmata a Philadelphia nel 1776.

Durante la cerimonia, che si preannuncia la più seguita e commentata della storia, grazie alla diffusione del web 2.0 , i blog e la tv digitale, Obama non mancherà di esortare gli americani ad abbandonare l'ideologia e il pregiudizio, sottolineando ancora una volta l'importanza di valori come la tolleranza e il dialogo tra culture, razze e religioni diverse e di come il sogno americano non sia solo un'illusione ma una speranza per tutti (hope) un'altra delle parole chiave della sua vincente campagna elettorale.

Martin Luther King e un sogno che si avvera. Barack è riuscito dove un altro grande, forse per colpa dei tempi, o della mentalità aveva fallito: Martin Luther King. Un'altra figura fondamentale nel background politico di Obama, che ne ha profondamente segnato la gioventù e ispirato le idee. Basti pensare alle prime frasi recitate subito dopo la vittoria: "Se qualcuno pensa che ci sia qualcosa di impossibile, la risposta è arrivata questa notte" ha detto Obama, in una orazione dedicata, in diversi passaggi, proprio alla questione razziale.


Obama speech after victory with italian subtitles - 1



Obama speech after victory with italian subtitles - 2

Quarantacinque anni separano queste due pagine di storia americana. Il 28 agosto del 1963, davanti a una folla di 250 mila persone , riunitesi per chiedere al Congresso di votare la legislazione sui diritti civili, il reverendo Martin Luther King pronunciava il suo celebre discorso "Ho un sogno".

"E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: “Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

Un sogno che stasera diventerà realtà, al grido di Yes we can.

mercoledì 7 gennaio 2009

Silicon Valley, è crisi!

C'era da aspettarselo. La crisi che nelle ultime settimane ha messo in ginocchio prima l'economia americana e di riflesso quella globale, non ha risparmiato nemmeno il modello simbolo dell'innovazione tecnologica per antonomasia: la Silicon Valley.

Figura_1 - Aziende della Silicon Valley - Most important Companies


Cosa è successo alla Silicon Valley?.
La notizia, apparsa sulle pagine del noto magazine americano Business Week, porta la firma del famoso giornalista economico Steve Hamm. Quest'ultimo, in un articolo intitolato: "Whatever Happened to Silicon Valley Innovation?", esegue un'analisi della difficile situazione finanziaria odierna, colpevole di aver ridimensionato le aspettative di molte aziende hi-tech che operano nell'area californiana.

Il sogno si è infranto?. Ciò che emerge da una prima lettura è una preoccupante carenza di quello spirito corsaro e innovativo che ha fatto della Silicon Valley la culla mondiale dell'information technology.

Il problema è che il modello aziendale basato su investimenti molto generosi da parte di investitori specializzati nel finanziamento di società appena avviate - start-up - sembra miseramente fallito con la crisi del credito e la recessione degli Stati Uniti. Tant'è che portare società in borsa per poi rivenderle traendone grandi profitti si sta rivelando sempre più difficile.

Nessun venture-capitalist, dice Hamm, vuole rischiare di perdere ingenti somme di denaro e per questo motivo evita di investire su progetti troppo onerosi o senza le giuste garanzie di successo.

Il poco capitale ancora circolante, viene indirizzato verso idee sicure e poco costose, come i siti di social networking sullo stile di Facebook.

Un modello in crisi. Lo segue a ruota Navin Chaddha, direttore generale di Mayfield Fund, che in passato ha contribuito al lancio di affermate realtà imprenditoriali come Compaq Computer e Genentech (azienda leader nel campo delle biotecnologie) :

"Se servono oltre 100 milioni di dollari per avviare una società, probabilmente non si riusciranno a generare i rendimenti che gli investitori desiderano".

A suo avviso il modello Silicon Valley, almeno per le aziende che necessitano di una grande disponibilità di capitale, sarebbe "finito".

Una nuova sfida: intelligenza, qualità e risparmio. Sono comunque convinto che l'intelligenza che ha animato fin dalla sua nascita questa particolare zona del pianeta non verrà meno e saprà riprendersi favorendo l'uscita dalla più grave depressione economica dopo quella del 1929.

E' proprio in periodi come questi, infatti, che l'assenza di mezzi può favorire lo sviluppo di idee e progetti a basso costo ma di altissima qualità. Perchè come mi piace spesso ribadire l'idea apparentemente più semplice è quasi sempre quella che si dimostra vincente nel tempo (vedi i vari facebook, yahoo, linkedin) e capace di attirare l'interesse di milioni di utenti.
 
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