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venerdì 14 febbraio 2014

L'Italia dei makers: gli artigiani digitali conquistano il Web

E' una vera rivoluzione dal basso. A chi ancora non lo conoscesse posso solo suggerire di seguire il nuovo programma di MTV dal titolo "Polifemo". In una delle prime puntate si discuteva finalmente dell'Italia che crea oltre che disfare. Una sfida raccontata con entusiasmo e passione da Vito Foderà.

E' quella lanciata dai makers, artigiani digitali pronti a reiventare il modo di fare impresa in Italia forti dell'eredità lasciata dai tanti inventori che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese per dar vita a qualcosa di sorprendente, fuori dalle logiche tradizionali. Insomma in poche parole riprendendo l'intervista fatta a Riccardo Luna (Giornalista ed esperto di innovazione, un vero e proprio pioniere e punto di riferimento in Italia per chi vuole fare start-up): "A innovare, sbaraccare tutto".

Fiera dei Makers Roma 2013

Maker Faire Roma 2013
(http://www.makerfairerome.eu/it)

Ma chi sono i makers e cosa fanno esattamente?. Darne una definizione univoca potrebbe essere perfino riduttivo. Non è affatto semplice perché ognuno ha una specialità, un suo modo di vedere il mondo e interpretarlo attraverso tre cose: la creatività, il duro lavoro e la perseveranza che li portano a impegnarsi nel loro progetto con l'unico obiettivo di vederlo realizzato. Una certa predisposizione per il lavoro manuale unito però all'utilizzo dei più moderni mezzi tecnologici e ai linguaggi di programmazione.

Lavorano in laboratori, fabbriche abbandonate e rimesse a nuovo per ospitare spazi di co-working, uffici ma anche falegnamerie, officine, luoghi del fare per eccellenza conosciuti come "Fab Lab".

Per chi volesse aggregarsi o sapere dove si trovano: Wired li ha recensiti uno per uno:
http://www.wired.it/economia/start-up/2014/02/04/fab-lab-italia

Luoghi in cui tanti giovani hanno la possibilità di collaborare, sperimentare, realizzare prototipi a basso costo rispetto a quelli proposti dall'industria tradizionale, ma di ottima qualità.

Un'evoluzione senza precedenti, quella del fenomeno "makers" che punta a scardinare le logiche di produzione e creare nuove occasioni di occupazione in un momento molto delicato per l'Italia. Molti quello che ci stanno provando, pochi finora quello che ce l'hanno fatta davvero a concretizzare la loro idea in una start-up.

Ma poco importa; la determinazione di questa nuova generazione di artigiani digitali è il segnale più importante che possiamo dare in quanto giovani ad un Paese da sempre molto restio al cambiamento.

Vederli armeggiare con circuiti, computer, stampanti 3D e quant'altro, parlare dei loro successi e perfino dei loro insuccessi come nuovo punto di partenza per migliorarsi, ci porta a riflettere sul fatto che ormai abbiamo acquisito la consapevolezza che la strada è ancora lunga ma qualcosa si sta finalmente muovendo.

Ormai se ne parla ovunque con grande entusiasmo. Diversi gli autori di "CheFuturo!" (Giampaolo Colletti, Stefania Milo, Andrea Danielli) che hanno scritto articoli sul fenomeno dei makers e su come potrebbe cambiare l'Italia.

La lezione che ci danno questi ragazzi è che abbiamo a disposizione ingegno, design, creatività e con un po’ di volontà e impegno possiamo davvero fare qualcosa. Quindi in attesa della prossima puntata cerchiamo di rimboccarci le maniche e farci trascinare da questa rivoluzione. Chissà che un giorno qualche artigiano diventi un imprenditore di cui andar fieri nel mondo.

lunedì 4 novembre 2013

Berlino lancia una start-up italiana: Wanderio e il viaggio su misura


Dopo l'eccezionale partecipazione al Techcrunch Disrupt 2013 tenutosi a Berlino ormai Wanderio è entrata di diritto nelle start-up italiane ed europee più interessanti del momento.

L'idea alla base di questa app dedicata al mondo dei viaggi è semplice ma efficace. E' sufficiente fornire all'applicazione il punto di partenza e di arrivo della nostra vacanza  per ottenere l'itinerario più conveniente con mezzi di trasporto pubblici (aerei, treni, bus) o privati (taxi, navette, car pooling, car sharing).

E' inoltre possibile prenotare i biglietti direttamente online, evitando così di navigare sul Web senza meta per trovare la soluzione più economica.

Il progetto, nato due anni fa  nel corso di InnovAction Lab, e che inizialmente si chiamava tip&Go, è stato ideato da tre studenti poco più che ventenni:  Matteo Colò 24 anni, Luca Rossi, 23 e Disheing Qiu, 25.A questi negli ultimi tempi si sono aggiunti altri quattro ragazzi desiderosi di semplificare la vita dei viaggiatori, permettendo loro di pianificare e prenotare ogni parte de viaggio su un'unica piattaforma. 

Sfruttando i risultati di un recente report di Google da cui emergerebbe che il numero medio dei siti visitati da un utente prima di trovare il viaggio dei suoi sogni è di circa 22, questi ultimi hanno capito che offrire  un unico punto di accesso a questa miriade di informazioni spesso disorganizzate  avrebbe rappresentato un'opportunità imperdibile per distinguersi dai concorrenti.

La scelta dell'itinerario più conveniente avviene tenendo conto sia del budget degli utenti che di altri aspetti come tipo di mezzo desiderato (solo treno o treno e aereo etc..), le recensioni degli altri utenti ed infine con prospettiva ambientalista a volte trascurata, del livello di inquinamento costituito dalle emissioni di anidride carbonica prodotte dai vari mezzi di trasporto.

Dopo le iniziali difficoltà che condividono quasi tutte le start-up, il team è cresciuto trovando anche i luoghi ideali in cui far fruttare le proprie ambizioni.  Per la parte commerciale e di business development Milano è sembrata la meta più scontata.  Mentre per lo sviluppo il Working Capital di Roma  ha messo a disposizione le condizioni ideali per poter migliorare le funzionalità dell'applicazione. Recentemente poi è stata lanciata la beta privata ed infine, a partire da  giugno 2013, la beta pubblica.

Dopo il lancio della beta pubblica, il team sta attualmente lavorando sull’ampliamento della copertura del servizio e sulla predisposizione della piattaforma di booking che consentirà di prenotare i biglietti direttamente sul sito di Wanderio, con la possibilità di acquistare tutte le tratte relative al primo e ultimo miglio (transfer, shuttle, taxi). 

Il modello di business si basa su una commissione per ogni biglietto acquistato dagli utenti sul portale.

Ultimamente il progetto sta riscuotendo successi anche a livello europeo ed internazionale. 

Dopo una breve ma intensa esperienza nei primi mesi del 2013 al Tavolo Giovani promosso dalla Camera di Commercio di Milano in vista di Expo2015 il team  ha vissuto, infatti, una prima esperienza internazionale che lo ha visto tra i protagonisti della  TNW Conference di Amsterdam e, come finalista, allo start-up contest del Next Berlin 2013. Wanderio si affaccia oggi sul mercato con un servizio prossimo al lancio e con la consapevolezza che il lavoro da fare è ancora molto ma che il percorso intrapreso è quello giusto.

Un progetto quindi tutt'altro che limitato all'Italia ma che varca i confini nazionali mettendo a disposizione i dati di oltre 1000 compagnie aeree, 300 compagnie ferroviarie e 5000 servizi di collegamento da/a aeroporti e stazioni a livello internazionale.

Per concludere vorrei citare una bella frase di Costanza Pedroni del team Wanderio contenuta in un articolo di "Che Futuro" che riassume in maniera esemplare quello che dovrebbe essere lo spirito per arrivare a creare un prodotto come questo, in primis tanta passione e voglia di mettersi in gioco ma, soprattutto, l'ispirazione e la voglia di realizzare qualcosa di importante:  

"Questa è una storia di amicizia, stima, opportunità e scelte. Capita di trovarsi a seguire con inerzia un percorso preciso e predeterminato. E poi capita di fare degli incontri che influiscono sul tuo modo di vedere le cose, sui tuoi progetti e le tue priorità. Quando ho avuto la fortuna di fare uno di questi incontri ho deciso di lasciarmi ispirare".

mercoledì 30 marzo 2011

Telecom e il mobile pass: quando il bus lo paga lo smartphone


Telecom è sicuramente un'azienda che ha sempre riservato una parte importante dei suoi investimenti alla ricerca e l'innovazione. Nonchè una delle poche a credere alle idee dei giovani come ha dimostrato con iniziative sempre attente alle loro esigenze.

Questa volta sembra aver valorizzato ancor di più le proprie risorse destinandole ad un progetto davvero interessante che si avvale di un'intuizione semplice ma molto azzeccata e attenta alle richieste dei cittadini.

Pensate per un momento ad una vostra giornata tipo magari in una grossa metropoli come Milano. E' mattino e dovete recarvi a lavoro; di auto manco a parlarne a certi orari col traffico che c'è in giro. Meglio ripiegare sui mezzi pubblici, soprattutto la metro.

Ora immaginate la coda che si forma ai tornelli ogni volta, a tutto il tempo che perdete in media per convalidare il vostro biglietto su bus stracolmi di gente. Da oggi tutto questo sarà, se la sperimentazione darà i frutti sperati, soltanto un ricordo.

Lo scenario cambierà totalmente, grazie a un servizio che Telecom e ATM (l'azienda milanese dei trasporti pubblici) lanceranno dal prossimo 11 aprile. Sarà infatti sufficiente uno smartphone di ultima generazione dotato di connessione veloce per poter convalidare il biglietto senza fare assolutamente niente se non avvicinare il dispositivo ai tornelli della metro o alle macchinette presenti su tutti i bus, tram e filobus.

I cittadini milanesi saranno così i primi in Italia a beneficiare di un servizio innovativo di Mobile Pass, nonchè a poter acquistare direttamente dal cellulare tre tipologie di abbonamento Atm mensile e urbano (ordinario, studenti e senior) da adoperare su tutti i mezzi di superficie e sulle metropolitane del capoluogo lombardo.

Unico limite, peraltro provvisorio: la tecnologia offerta da Telecom è disponibile solo su un cellulare: il Samsung Gt-s5230n Edge Quad Band, che Atm fornirà gratuitamente ai clienti per tutta la durata della sperimentazione. Con l'obiettivo, dopo la prima fase della durata di 6 mesi, di estendere progressivamente il servizio a tutta la clientela Atm.

Parole di soddisfazione sono state espresse anche dai vertici di Atm. Come sottolinea Elio Catania, amministratore delegato dell'azienda di trasporto che opera a Milano: "Il Mobile pass è una delle innovazioni più forti che Atm ha immesso sul mercato negli ultimi 10 anni. Consentiremo ai cittadini milanesi di fare un salto in avanti, siamo in condizione di offrire ai nostri clienti qualcosa che gli altri paesi veramente ci invidiano".

Difficile dargli torto, sebbene il valore dell'invenzione dovrà essere dimostrato sul campo.

Lo stesso Franco Bernabè, ad di Telecom ha ribadito l'assoluta esclusività della tecnologia ad oggi funzionante solo in un'altra città europea: " Siamo i primi insieme a Nizza a utilizzare questa nuova tecnologia che dovrà necessariamente essere sviluppata da tutti, non solo dagli operatori telefonici". Nessuna rivelazione, però, sugli investimenti necessari per sviluppare questo servizio: Bernabè si è limitato a parlare di alcuni milioni e ha precisato: "E' chiaro che gli investimenti aumenteranno con la progressiva diffusione del servizio".

Per provare in anteprima il Mobile pass basta recarsi al seguente indirizzo: http://www.atm-mi.it/it/mobilepass.

lunedì 6 dicembre 2010

L'Italia degli innovatori: fare start-up non è più un miraggio

Recentemente ho letto un post molto interessante scritto da Stefano Passatordi sul suo blog dedicato a mondo delle start-up. L'articolo, intitolato "Start-up: la dura verità", cerca di smontare gli stereotipi che spesso accompagnano l'avventura di chi si accinge a creare un'azienda ad alta tecnologia. Mai come negli ultimi tempi, infatti, in Italia si è acceso un dibattito su questo tema che ha portato molti consigli utili ma in molti casi ha anche confuso chi non ha dimestichezza con questi argomenti.

Per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco, Stefano ha sottolineato alcune delle false credenze che si erano diffuse spiegando come, senza essere all'interno del settore, non si possono purtroppo comprendere molte delle difficoltà che un gruppo di persone deve affrontare nel momento in cui decide di fare start-up. Soltanto con l'esperienza diretta, è possibile capire i delicati meccanismi che muovono l'ingranaggio start-up senza ricadere in riflessioni prive di fondamento.

Rimandandovi all'articolo originale per approfondire quanto sostenuto da Stefano che sicuramente parla con cognizione di causa, avendo creato un servizio - Ibrii - che ha attirato l'attenzione di Lorenzo Thione a San Francisco, vorrei ora spostare la mia attenzione su alcuni progetti che rappresentano un valido esempio di come in Italia si può fare start-up.

Alcuni eventi, tenutisi nelle ultime settimane hanno dimostrato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che aprire un'azienda tecnologica in Italia non è più un miraggio. Partiamo dal primo Percorsi dell'Innovazione - collegato allo Smau di Milano (fine ottobre) che ha visto la presentazione di progetti di tutto rispetto come: Blomming di Alberto D'Ottavi e Nicola Junior Vitto, HiNii, Spreaker, Shreppy, Twago e tanti altri che trovate qui.

Il secondo evento è il "Programma Ego di Ericcson" business plan competition organizzata dalla Fondazione Lars Magnus Ericcson che ha premiato alcune idee davvero innovative. Ecco il nome dei vincitori tratto dal comunicato stampa ufficiale "ERICSSON PREMIA I GIOVANI E LE START-UP CHE GUARDANO LONTANO”:

Con il progetto “Cicerone Travel Assistant”, la start-up CST Advising di Alessandro Palestini, Massimiliano Miglio, Andrea Bichiri e Simone Pasculli si propone di offrire un servizio integrato all’utente in mobilità, per soddisfare la necessità di informazioni turistiche durante un viaggio di lavoro o una vacanza di piacere. L’elemento di innovatività è rappresentato dall’utilizzo di un motore semantico che attraverso tecniche di intelligenza artificiale abilita ricerche concettuali più evolute rispetto al normale impiego di parole chiave nei motori di ricerca tradizionali.

La Operations Management Team composta da Diego Falsini e Francesco Giordano, dottorandi in Ingegneria Economico-Gestionale dell’Università Tor Vergata di Roma, è stata selezionata per un progetto di consulenza innovativo rivolto alle piccole-medie imprese dei settori dell’industria manufatturiera, della logistica e della distribuzione. Il servizio riguarda la fornitura di soluzioni gestionali e tecnologiche basate su competenze, metodologie e strumenti propri del campo dell’operations management.


La terza start-up selezionata è quella costituita da Marco Greco e Fabio Patriarca della Facoltà di Ingegneria dell’Università Tor Vergata per il progetto “WinWin Manager” che si propone di commercializzare un servizio di formazione integrato a partire dal business game di negoziazione, di cui un prototipo è già disponibile. Il progetto comprende la realizzazione personalizzata di scenari negoziali su richiesta del cliente, la loro somministrazione a classi virtuali senza limiti di numerosità, la preparazione di commenti e valutazioni e la gestione del risultato.

Un altro evento che ha sottolineato la vena creativa degli aspiranti imprenditori italiani è coinciso con il Premio nazionale dell'innovazione 2010, la piu' significativa manifestazione italiana per la creazione di giovane impresa proveniente da attivita' di ricerca, che si e' chiusa il 3 dicembre a Palermo. Primo classificato un progetto per il parto sicuro ideato da Sergio Casciaro, Matteo e Stefano Pernisa della Start-Cup Cnr/Il Sole 24 Ore.

Amolab, nato da un team composto da ricercatori del Cnr di Lecce con esperienza in ambito bioingegneristico e giovani imprenditori del settore biomedicale, consente, attraverso un dispositivo ad ultrasuoni, il monitoraggio della progressione del parto in modo automatico, oggettivo e non invasivo. A questo progetto e' andata anche la Coppa dei campioni Pni, promossa dal gruppo dei giovani imprenditori di Confindustria.

Secondo classificato il progetto ET99 della Start Cup Piemonte, ideato da Antonino Fratta, Eric Giacomo Armando e Paolo Guglielmi, del Politecnico di Torino, un dispositivo per realizzare convertitori con minori costi e rendimenti superiori in termini di riduzione della dispersione di energia.

Terzo posto per IPad Lab, prodotti e servizi per la diagnosi delle malattie delle piante coltivate e la certificazione delle produzioni vegetali su base biomolecolare, della Start Cup Milano-Lombardia, ideato da un team formato da imprenditori, docenti dell'Universita' di Milano e del Parco tecnologico padano, capitanato da Francesco Gianinazzi.

Non rientra in questa lista ma merita comunque di essere citato, sopratutto per la tenacia dimostrata finora anche Alessio Paolucci (vincitore del premio "Working capital Mindthebridge Gym" l'anno scorso) che con la sua start-up - Complexity Intelligence - ha appena lanciato un motore semantico "Mnemoo".

Come avrete notato scorrendo le descrizione delle idee ritenute meritevoli, il nostro Paese sembra aver finalmente recepito tutti i segnali che erano stati lanciati gli anni passati da bloggers e altri protagonisti dell'innovazione. Molti sono i giovani che vogliono innovare e farlo dovrebbe essere sempre più facile, speriamo che il trend positivo continui, si rafforzi e riesca a proseguire nel tempo.

mercoledì 15 settembre 2010

Fare Start-up in Italia è davvero possibile?

Qualche giorno fa Augusto Marietti fondatore di Mashape, una start-up che come recita la pagina dedicata su StartupCloud punta a rivoluzionare il mondo delle applicazioni Web, si è lasciato andare in un lungo sfogo, subito raccolto e diffuso in un post intitolato: Lettera aperta all'Italia, investitori e start-up.

Quel che mi ha colpito di tutta la vicenda, a parte la determinazione dimostrata da Augusto, disposto insieme ai suoi soci ad emigrare pur di realizzare la propria idea imprenditoriale, è il dibattito enorme che ha generato l'articolo, che ad oggi conta quasi 200 commenti ed ha prodotto una serie di rimandi e discussioni in tutta la blogosfera.

Ovviamente tema centrale è stato "abbandonare il Paese o rimanere per provare a migliorarlo?". E ancora "E' proprio impossibile lanciare una start-up in Italia?". Da qui sono iniziati confronti a non finire tra i vari partecipanti, con polemiche più o meno accese, consigli, suggerimenti. Ciò che però è stato molto gradito dai più è stato il tentativo di non fermarsi alle prime difficoltà, raccontando le proprie esperienze positive o negative (perchè anche quelle aiutano a crescere).

Da qui la decisione da parte di alcuni di trasformare la discussione in un portale, jumpstartup.it dove condividere le proprie conoscenze e dare spazio ai casi di successo finora rimasti sconosciuti. Ma non solo: si parla della creazione di un'enciclopedia stile wiki per riunire le principali voci utili al futuro imprenditore per comprendere meglio concetti, soprattutto all'inizio, davvero ostici. Una sezione news ed eventi per aggiornare gli utenti su tutte le principali occasioni di incontro e networking tra gli startupper.

Un'area dedicata allo scambio di idee e alla richiesta di consulenze su tutti i temi chiave che consentono all'azienda di nascere come IT, Marketing e vendite, Financial, Legal. E molto altro ancora...


Italian startupper working together to make value

Appena sarà pronto il portale rappresenterà una vera e propria miniera di contenuti indispensabili per avviare un'impresa partendo da zero. Credo che i presupposti ci siano tutti, vedremo come evolverà la cosa. Ad ogni modo quello che mi preme sottolineare in questo post, è che finalmente qualcosa si sta muovendo anche in Italia.

Le iniziative tipo Working Capital che prima sembravano riservate a pochi appassionati, coinvolgono sempre più persone e hanno visto presentare decine di ottime proposte. Certo si tratta di iniziative iper-pubblicizzate che tuttavia non permettono di accedere subito ai finanziamenti, in quanto si deve superare un articolato processo di selezione. E questo, se me lo permettete, non è certo positivo in ottica di mercato, poiché aspettare a lungo vuol dire a volte essere superati dai concorrenti con il risultato di vedere la propria tecnologia diventare obsoleta e non più commercializzabile.

Ma le difficoltà non si limitano a questo. Manca infatti un ecosistema dell'innovazione i cui membri possano sostenersi e aiutarsi per risolvere problemi tipici della fase di start-up (anche se come detto si sta iniziando a fare qualcosa in questo senso).


Costruire l'ecosistema dell'innovazione

E' colpevolmente assente una cultura imprenditoriale che nessuno insegna e si deve imparare sul campo a proprie spese. Sono carenti le fonti di accesso al capitale di rischio e poche le associazioni di business angel come IBAN e IAG. I settori in cui si tende ad investire sono sempre gli stessi (biotecnologie, energie rinnovabili, medico-farmaceutico) con scarsa considerazione per il Web e le nuove tecnologie. La propensione al rischio che c’è negli USA non è paragonabile a quella che si trova in Italia sia per ragioni strutturali che ambientali e socio-culturali.

Questi limiti non devono essere un pretesto per arrendersi o peggio rassegnarsi. Nonostante le difficoltà ci siano, chi ha un'idea deve credere in ciò che fa e iniziare seguendo alcuni semplici passi frutto di varie esperienze personali (maturate con CSTAdvising) e di pareri espressi di persone che ce l'hanno fatta:

1. Avere un'idea bella, ma anche concretamente realizzabile e vendibile. Nessuno finanzierà mai un'idea su power point, nemmeno negli USA. Quindi cercate di fare chiarezza e semplificarla il più possibile, mettete su carta i bisogni che soddisfa, i punti di forza che presenta, il mercato a cui si rivolge. Strutturatela in un business plan completo di un piano economico finanziario. Realizzate un'analisi di fattibilità tecnica e se ve lo potete permettere una demo o un prototipo. Seguendo queste regole di base avrete raddoppiato le vostre chances di essere finanziati.

Su questo blog troverete una guida rapida per redigere un BP con i fiocchi.

2. Costruire un team solido e dotato di competenze trasversali. Se avete soltanto competenze tecniche non farete molta strada. Potrete sviluppare il prodotto ma non saprete venderlo o sarete bloccati ancora prima di cominciare la fase di progettazione non avendo alcun aiuto economico dagli investitori. E' per questo che servono professionalità che coprano i principali ambiti aziendali, dall'ingegnere gestionale per la parte finanziaria e la redazione del bp, all'esperto di marketing e comunicazione, all'avvocato per gli aspetti prettamente legali. Questi ultimi in particolare sono sovente trascurati, benché decisivi al fine della sopravvivenza della start-up anche dopo la fase di costituzione.

3. Rivolgersi ad un mercato vasto con ulteriori margini di espansione. Inutile realizzare un'applicazione troppo complicata o che ha un mercato molto ridotto. Le difficoltà a reperire i finanziamenti vi costringerebbero a lasciar perdere ancor prima di iniziare. Privilegiare quindi, almeno per le prime fasi, il B2C al B2B. Basta vedere i vari Yoox, Liquida, Dada per capire che avere a disposizione una base utenti potenzialmente illimitata è meglio che dover creare la domanda da sé, specialmente se si opera con tecnologie innovative.

4. Partire già con una mentalità internazionale. Uno degli errori pià comuni che si fanno in Italia è quello di voler rimanere ancorati al mercato nazionale o al limite europeo. Niente di più sbagliato. Per avere successo bisogna pensare in grande da subito, moltiplicando così i potenziali clienti e le opportunità di crescita.

5. Credere sempre in ciò che si fa. Perseverare, non abbatersi alla prima difficoltà, se l'idea è valida non tarderà a dare i suoi frutti. Credere sempre per primi in ciò che si fa, essere sicuri e convincenti, cercare di trasmettere la propria passione agli altri.

Per convincere i finanziatori potete attingere da questo post che spiega come sostenere il primo colloquio con chi dovrà decidere o meno di investire su di voi.

6. Fare networking e apprendere gli uni dagli altri. Partecipare ai vari incontri riservati alle start-up per conoscere persone interessanti, preparate per scambiare punti di vista, avere feedback sulla bontà del proprio prodotto, consigli su come migliorarlo. A questo proposito segnalo una delle iniziative più riuscite degli ultimi anni ovvero startupbusiness.it, curata da David Orban CEO di Questar ed Emil Abirascid giornalista da sempre attento ai temi dell'innovazione tecnologica, diventato in poco tempo punto di riferimento per le start-up.

Queste sono solo alcune delle regole che andrebbero a mio avviso seguite per inseguire il proprio sogno e trasformarlo in realtà. Aspetto i vostri preziosi suggerimenti per completare il decalogo dello startupper!

venerdì 7 maggio 2010

Il finale di Lost svelato da un blogger italiano. Si può già parlare di mediasfera?

Ai tempi del cosiddetto Web 2.0, le notizie viaggiano sulla Rete a velocità esponenziale. Molte volte quindi le testate on-line sono più rapide delle corrispondenti versioni su carta a diffondere le informazioni. E fin qui nulla di particolarmente eclatante.

Certo è che se il primo a rivelare uno scoop è un blogger e per di più italiano allora tutto ciò assume un sapore ben diverso. Sembra assurdo, eppure è veramente successo.

Macchianera, uno dei punti di riferimento della blogosfera (non solo per i famigerati macchianera awards, i premi che ogni anno vengono consegnati ai blogger più meritevoli) è riuscito ad anticipare tutti quanti, svelando in anteprima il finale inedito dell'ultima stagione del telefilm "Lost".


Abc TV show - Lost


Gianluca Neri, autore del blog Macchianera, ha pubblicato sul suo sito sei pagine tratte dalla sceneggiatura originale della serie. «Quella di cinque anni fa era una notizia importante- dice Neri- quella di oggi non lo è affatto».

Su Macchianera - secondo blog più consultato d’Italia dopo il pluripremiato Beppegrillo.it- i documenti sono apparsi la mattina del primo maggio, quasi in sordina. Il tam tam in Rete e il passaparola su Facebook hanno fatto il resto. E se si trattasse di una bufala? «Prima della pubblicazione ci siamo presi due giorni per verificare che, effettivamente, le scene che avevamo ricevuto facessero parte della sceneggiatura originale», dice Neri, «e abbiamo avuto la conferma».



Lost - Final episode preview by Macchianera Blog

Tuttavia, prima di decidere se sbirciare o meno le pagine in questione è bene sapere che i produttori esecutivi di Lost, Carlton Cuse e Damon Lindelof, sono famosi per aver già fuorviato i fan in passato, diffondendo ad arte finte sceneggiature. Di conseguenza potrebbe essere tutto vero come no oppure un abile espediente degli autori per accrescere l'interesse dei telespettatori.

Non è certamente in discussione invece il successo in termini di visite che ha totalizzato Macchianera che oltre ad essere citato da Tgcom e altri media nazionali e internazionali (soprattutto americani) ha raggiunto la bellezza di 100000 visite in poche ore.

Tale clamore non può che essere ben accolto dal sottoscritto. Per una volta un blogger italiano è infatti riuscito ad attirare l'attenzione su di sè sfruttando molto intelligentemente alcune coincidenze (come la concomitanza con la festa del lavoro) , l'anonimato della fonte e l'acclarato successo della serie per creare un "mistero" mediatico che ha subito trovato terreno fertile negli strumenti di condivisione offerti dal Web.

Che sia vera o no, la notizia ha fatto il giro del mondo, dimostrando come il blog può essere una valida alternativa ai media tradizionali, un mezzo attraverso cui gli utenti, liberamente, possono accedere alle informazioni che gli interessano e decidere se e come diffonderle.

Il contenuto, se ritenuto valido e attendibile viene rimbalzato da una persona all'altra finché, arrivato su facebook, si moltiplica fino a coprire un pubblico via via sempre più vasto. Ma il cuore di tutto rimane il blog e il suo autore che può ottenere (sebbene per pochi giorni) una risonanza mediatica pari a quella delle grandi firme dei giornali. Il messaggio diventa quindi globale raggiungendo hub e pubblici diversi.

Questo rimanda un po' alla discussione fatta un paio di settimane fa sul blog di Luca De Biase e poi ripresa da Gigi Cogo e il Giornalaio in cui si ipotizzava la nascita di un ecosistema detto mediasfera capace di riunire e far emergere tutti i contenuti provenienti dai diversi media e considerati rilevanti, grazie al contributo degli utenti.

In particolare da questo articolo tratto da "il Giornalaio" possiamo notare alcune peculiarità della mediasfera che stanno modificando il modo di concepire il giornalismo nella sua natura classica.

Social media sphere

"Sono quattro le key issues che emergono dall’analisi proposta sul futuro della mediasfera:

1) Non fare affidamento sulla pubblicità. Non ipotizzare, quantomeno, modelli di business in ambito editoriale basati esclusivamente sull’advertising per un lungo periodo ancora.

2) Le audience si stanno sempre più spostando sui social network, e su un ristrettissimo numero di siti web, a spese dell’industria delle notizie, dei media.

3) I ricavi si sposteranno in maniera sempre più massiccia verso i contenuti in mobilità, specificatamente smartphones e quelli che vengono definiti “lean-back devices” quali l’iPad. A questo specifico ambito attengono tempo e attenzione da parte degli utenti.

4) Un gruppo ristretto di “gatekeepers” sarà proprietario di una potente combinazione di mezzi, contenitori, sistemi operativi e piattaforme di transazione".

mercoledì 17 febbraio 2010

Settori emergenti: Esaote, eccellenza italiana nel biomedicale

Nella settimana che ha visto Google con il suo Buzz protagonista assoluto del Web, una notizia molto importante è passata un po' sottotono. Esaote, azienda leader del settore biomedicale con sede a Genova, ha vinto il prestigioso "Confindustria Awards for Excellence Andrea Pininfarina 2010".


Esaote logo


Un premio meritato. Il riconoscimento, assegnato in occasione della cerimonia tenutasi nel Centro Congressi dell’Unione Industriale di Torino, per festeggiare i 100 anni di Confindustria, ha sottolineato l'indiscutibile valore di una delle realtà imprenditoriali più interessanti degli ultimi anni, in un settore, quello biomedicale, in continua espansione.


Apparecchiature mediche Esaote

Le motivazioni alla base del conferimento, hanno evidenziato il ruolo che Esaote si è saputa conquistare nel tempo, creando significative relazioni con il contesto socio-economico in cui il Gruppo opera ed affermando l’immagine dell’Italia a livello internazionale, attraverso strategie e politiche di innovazione.

Nel ricevere l'ambita onorificenza, direttamente dalle mani del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, Carlo Castellano e Fabrizio Landi, rispettivamente presidente e amministratore delegato dell'azienda, hanno espresso tutta la loro soddisfazione.

Ricerca, innovazione e qualità del prodotto. In particolare, Castellano ha dichiarato: "Sono molto orgoglioso di questo prestigioso riconoscimento, perché premia un’azienda italiana che fa ricerca e produce in Italia e che, per la qualità e l’elevato grado di innovazione dei suoi prodotti è sinonimo di alta tecnologia italiana, apprezzata in tutto il mondo".

Esaote, nata dal nulla all’inizio degli anni ’80 è diventata in pochi anni un gruppo leader a livello internazionale nella diagnostica medica per immagini, grazie a forti investimenti in ricerca e sviluppo e ad un intenso lavoro di squadra che hanno permesso di lanciare numerose innovazioni tecnologiche sul mercato.

Biomedicale, un settore in crescita. Il settore biomedicale è sicuramente uno dei campi più promettenti del business del futuro. Ma cosa produce un'azienda come Esaote? Approfondiamo la questione cercando di superare i numerosi dubbi e la confusione con altri domini che a volte porta fuori strada.

Ecco una definizione molto puntuale estratta da Wikipedia:

"L'ambito della strumentazione biomedica si occupa della progettazione, sviluppo, realizzazione e test di dispositivi meccanici e/o elettronici da applicare in ambito clinico, o altrimenti come ausilio all'attività di ricerca nelle scienze biologiche e fisiologiche".

La strumentazione biomedica può essere suddivisa in tre categorie principali:

diagnostica
terapeutica
riabilitativa


Sebbene non esista una distinzione netta fra i tre campi, è opportuno operare tale suddivisione per un'analisi più sistematica dell'argomento e perché si tratta di una distinzione centrata sulla figura del paziente e sulle sue esigenze.

Strumentazione diagnostica
Nella seguente categoria sono incluse per lo più le apparecchiature utilizzate in medicina nucleare e radiologia che sfruttano tecniche di imaging a scopo diagnostico.

L'ambito clinico è quello a cui si possono riferire primariamente le attività di Esaote. Sono presenti poi altri due tipi di prodotti molto evoluti.

Strumentazione terapeutica
In questa sezione troviamo tutti quei dispositivi, elettrici o meccanici, di supporto all'attività terapeutica del paziente o che costituiscono il perno della terapia stessa.

Alcuni esempi sono il pacemaker, le valvole cardiache artificiali, i cardioversori e defibrillatori, il dializzatore, il cuore artificiale, la macchina cuore polmone per circolazione extracorporea, i neurostimolatori, gli apparecchi acustici e molti altri ancora: darne un elenco esaustivo sarebbe proibitivo e privo di senso, dal momento che di continuo nuovi apparecchi vengono impiegati in specifiche terapie, o gli stessi apparecchi esistenti modificati vengono adoperati per nuove terapie.

Si tratta di dispositivi molto delicati che necessitano di un costante controllo in quanto, a differenza della categoria precedente, spesso si ha a che fare con energie molto superiori a quelle utilizzate in campo diagnostico e che entrano in diretto contatto col paziente, interagendo direttamente con esso o alterandone alcuni parametri fisiologici e/o fisici.

Strumentazione riabilitativa
L'ultima sezione di cui ci occupiamo comprende la strumentazione utilizzata a fini riabilitativi: sebbene questa sezione abbia molto in comune con la precedente, anzi spesso i due campi vengono considerati simili, è bene distinguere tali dispositivi in quanto siamo spesso di fronte a macchine che mirano a modificare un parametro fisiologico, fisico o meccanico del paziente al fine di favorirne il recupero e la piena autonomia nel funzionamento.

Sono quindi per lo più soluzioni temporanee che non si limitano semplicemente a fornire un supporto terapeutico, ma hanno obiettivi più ambiziosi.

Bisogna comunque sottolineare che sovente questi dispositivi, come nel caso delle protesi, pur cercando di integrarsi pienamente nei processi metabolici e meccanici, possono talora rimanere in modo permanente nel corpo dell'ospite, o possono altre volte essere riassorbiti dall'organismo.

Tra questi possiamo annoverare ad esempio le protesi, gli organi artificiali, le macchine pneumatiche per il recupero post-traumatico e molti altri ancora.

La salute dell'uomo al primo posto: la filosofia di Esaote. Sicuramente questo settore emergente ad alto contenuto tecnologico è destinato a guadagnare sempre più consensi, in quanto come dimostra il premio assegnato ad Esaote, la sensibilità verso chi produce non solo per interesse economico ma anche per migliorare la salute e la qualità della vita delle persone sta cambiando la prospettiva con cui si guarda al business.

Etica nel business. Business in cui la componente etica assume sempre più rilevanza, trasformando un'attività imprenditoriale in un'occasione per fare qualcosa di utile a livello sociale, rinunciando a volte ai profitti facili pur di tutelare il cliente e rispettare la propria mission.

Business ethics in Corporation 2.0

Il caso Toyota. Un esempio recente è stato il caso Toyota: come avrete sentito nei tg dei giorni scorsi, le auto ibride dell'azienda giapponese (sopratutto il modello Prius) presentavano problemi ai freni.

Ebbene, Toyota dimostrando grande serietà, ha preferito ritirare dal mercato le vetture difettose, accollandosi anche le spese di riparazione, il tutto a discapito degli azionisti e a favore dei consumatori. Mossa che però non è piaciuta al mondo degli affari che sembra non aver recepito a fondo l'importanza del gesto.

Se voleste soffermarvi sui fatti che hanno interessato la Toyota, sul blog di Valerio Tiranti troverete un'analisi molto sintetica ma precisa della situazione. Quel che conta è aver compreso come al giorno d'oggi le aziende che vogliono avere successo non possono esimersi dal considerare l'etica come elemento fondante in grado di fornire quel qualcosa in più per distinguersi e guadagnarsi la fiducia dei clienti.

Per il momento è tutto. A presto!

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