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martedì 23 dicembre 2008

Buon Natale e Felice Anno Nuovo !


Tanti Auguri di Buon Natale e un 2009 colmo di gioia a tutti i lettori del blog.

Approfitto di questa occasione per fare un piccolo bilancio di fine anno. Business e Conoscenza nel 2008 è cresciuto molto, raddoppiando il numero dei propri lettori.

Il restyling grafico e l'aggiunta di alcune funzionalità chiave come i tasti per la condivisione degli articoli e la lista degli articoli correlati alla fine di ogni post hanno permesso una maggiore condivisione e partecipazione da parte degli utenti.

Come avrete sicuramente notato, ultimamente è stato dedicato molto tempo alla formattazione degli articoli, per semplificare la lettura e la comprensione degli argomenti trattati.

Le preziose collaborazioni con Comunitazione e Shannon hanno rappresentato un'occasione per ampliare le discussioni al di fuori della cornice del blog, conoscere nuovi amici blogger, ricercatori e professionisti del web 2.0.


Un grazie particolare va ad alcune persone che hanno creduto in me fin dall'inizio della mia avventura sul web che, cominciata come un gioco, adesso sta regalandomi parecchie soddisfazioni. Tra queste: Alberto d'Ottavi, Gigi Cogo, Marco De Rossi, Luca Oliverio, Enrico Giubertoni, David Orban e Antonio Lieto.

Senza l'entusiasmo e la passione che mi hanno trasmesso probabilmente non sarei riuscito ad arrivare fin qui.

Un ringraziamento anche a tutti i bloggers con cui ho avuto il piacere di confrontarmi quest'anno, benché non presenti nell'elenco.

Per l'anno prossimo conto di continuare su questa strada, coinvolgendo sempre di più i fruitori del blog, perchè solo attraverso lo scambio di idee e il dialogo è possibile arricchire il nostro bagaglio di conoscenze.

Un saluto a tutti Andrea

giovedì 18 dicembre 2008

Piccole aziende italiane crescono: Mobnotes, appunti sociali in movimento

Quante volte dopo essere stati in un posto carino, come un locale, un ristorante o una discoteca avremmo voluto tornarci, ma purtroppo abbiamo smarrito il biglietto da visita che ci avevano dato all'entrata.

Fino a poco tempo fa avremmo dovuto girare in lungo in largo la città oppure telefonare al nostro amico super-mondano per chiedere delucidazioni. Da oggi invece basta avere con sé un telefonino, iscriversi al sito Mobnotes e il gioco è fatto.

Mobnotes in pillole.
Mobnotes, nome che deriva dalla locuzione inglese “Mobile Notes” – appunti mobili – è un servizio di social networking georeferenziato realizzato da un gruppo di ragazzi italiani molto intraprendenti. Al punto da essere stati selezionati, lo scorso settembre, per partecipare al techcrunch50, la vetrina mondiale che si tiene ogni anno a San Francisco dedicata alle startup più interessanti.

Figura_1 - Mobnotes futuristic logo

Una soluzione che permette di essere sempre aggiornati sugli spostamenti dei propri amici e conoscere nuove persone nei luoghi abitualmente frequentati. O meglio, una vera e propria guida, gestita dagli utenti stessi, ai luoghi e agli eventi della propria città.

Una trovata geniale. Christian Grassi e Gino Micacchi hanno iniziato a smanettare con Google maps, che sta alla base di tutto, un paio di anni fa.

Hanno testato e migliorato il sistema utilizzandolo tutti i giorni e ora sono pronti a lanciare ufficialmente la loro creatura. La semplicità dell’idea è disarmante: mi iscrivo a Mobnotes, scelgo uno username e un indirizzo e-mail valido e posso cominciare subito a inserire le mie notes. Del famoso localino che ci è piaciuto tanto aggiungiamo sul sito semplicemente l’indirizzo, il nome, una descrizione (se si vuole), scegliamo una categoria e qualche tag appropriata.

La nota virtuale sarà caricata su una Google Map, diventando immediatamente disponibile a tutti gli amici del nostro social network. Inoltre, se si possiede un account gmail e si inserisce il proprio numero di telefono cellulare si potranno ricevere gli alert degli amici via Sms: “Ehi, sono qui, mi raggiungi”? La cosa interessante è che gli Sms sono gratuiti, chi invia una mobnote ai suoi contatti non utilizza altro che una funzionalità dell’agenda di Google.

Mobnotes, perché?. Ecco le motivazioni principali spiegate direttamente dagli autori del progetto:

"Abbiamo creato Mobnotes perché eravamo stanchi di dimenticarci nomi e indirizzi di tutti i posti interessanti che abbiamo visto in giro per il mondo. La possibilità di prendere nota del nome e della posizione aiuta le persone a ricordarsi di tutti i posti che hanno visitato", ha dichiarato Christian Grassi, fondatore e CEO di Mobnotes.

"Quando la comunità aggiunge contenuti da tutto il mondo, Mobnotes lavora per noi consentendoci di scoprire i contenuti suggeriti dagli utenti in base alla nostra posizione effettiva. Stiamo trasformando Internet affinché avvicini gli utenti anche fisicamente", ha ribadito Gino Micacchi, fondatore e CTO di Mobnotes. Non dimenticando di specificare il ruolo primario del sito che:

"Aiuta a sviluppare un nuovo concetto di rete sociale consentendo agli amici di incontrarsi, mantenere i contatti, condividere luoghi ed eventi in tempo reale, siano essi a casa o in ufficio con un PC, o in giro con il proprio cellulare".

Mobnotes: vantaggi. È un sistema semplice ma efficace.

Permette di geolocalizzarci istantaneamente, sempre se lo vogliamo, di avvisare gli amici dei nostri spostamenti e di costruirci una guida personalizzata a locali, ristoranti e luoghi di interesse da condividere e accrescere grazie alla nostra rete sociale. Inutile aggiungere l’utilità per chi si trova in una città, o in una zona, sconosciuta: chiunque potrà sfruttare le mobnotes della sua rete di amicizia per rintracciare un ristorante, un bar o un negozio.

Tra gli ulteriori punti di forza: la natura eterogenea del management e il team di progettazione che sono composti da esperti nelle tecnologie web, in particolare nel settore mobile e nei servizi basati sulla localizzazione; l'integrazione con l'applicazione Facebook connect con la possibilità di fondere i due social mostrando in tempo reale chi dei tuoi amici di Facebook adopera Mobnotes. Da poco si può anche attivare la funzione per visualizzare in tempo reale il proprio stato su Twitter.

Figura_2 - Facebook connect and Mobnotes service integration

Figura_3 - Twitter live status on Mobnotes

Non ultimi la gratuità del servizio e la presenza di un corporate blog davvero esaustivo.

Se avete letto fin qui saprete che da domani non sarà più un problema trovare il ristorante vicino al porto dove si paga pochissimo, per non parlare poi di quel pub all’angolo dove sabato c'è un imperdibile party natalizio oppure di quel favoloso cinema dove proiettano in anteprima Twilight.

Non perdete altro tempo prezioso, geolocalizzatevi tutti!

Copyright immagini: mobnotes.com

giovedì 11 dicembre 2008

Health-e-Child vince il primo premio all' ICT Exhibit di Lione

Come riportato nel sito ufficiale della manifestazione, il progetto Health-e-Child ha vinto "l'ICT 2008 Exhibit Grand Prize” , il primo premio del più grande meeting europeo annuale dedicato all'Information and Communication Technologies, recentemente conclusosi a Lione.

Una vittoria che parla italiano. La soddisfazione è doppia in quanto a coadiuvare il folto gruppo di ricercatori, istituti di ricerca e aziende coinvolte è stato un ospedale italiano noto in tutto il mondo per l'eccellenza in campo pediatrico: il Gaslini di Genova.

“Siamo molto orgogliosi per questo premio – spiega il dottor Giacomo Pongiglione, direttore del dipartimento Cardiovascolare del Gaslini, e coordinatore clinico del progetto Health-e-Child - che è quanto di meglio potessimo sperare da parte dell'Unione Europea, quale riconoscimento della validità del nostro progetto. Speriamo quindi che l'UE estenda il progetto sia in termini temporali, oltre il 2010, sia aprendolo ad altri campi di applicazione, in aggiunta alle attuali patologie trattate: reumatologia, cardiologia e neuroncologia".
La valenza del progetto è indiscutibile e quindi il premio assolutamente meritato. Ulteriore conferma viene dal posto che il gruppo si è aggiudicato tra i finalisti dell'edizione 2007 dei Corporate Responsibility Award.

Ma con un pizzico di Europa. Il lavoro, durato circa 2 anni, è un’iniziativa targata Siemens, sviluppata in collaborazione con l’ospedale pediatrico Giannina Gaslini di Genova, il Great Ormond Street Children's Hospital di Londra e l’Assistance Publique Hopitaux di Parigi. Dal gennaio 2006 Health-e-Child è stato finanziato da diversi partner per un budget totale di quasi 17 milioni di euro, la maggior parte dei quali provenienti dall’Unione Europea. La stessa Siemens ha partecipato con un investimento che supera i 2 milioni di euro.

Limiti attuali. Molte patologie che colpiscono l’infanzia sono particolarmente complesse sia per la diagnosi, che per il trattamento: una difficile situazione aggravata dalla rarità con cui si presentano alcune malattie. La ricerca di una cura adeguata può trasformarsi in un vero e proprio calvario per i piccoli pazienti.

Health-e-Child punta ad agevolare il superamento di questi ostacoli, aiutando a ottimizzare le attuali procedure, molte volte insoddisfacenti.
Condividere l'eccellenza. Health-e-Child è un progetto integrato di ricerca, finanziato nell’ambito del Sesto Programma Quadro dell’Unione Europea, che si prefigge lo sviluppo di un sistema computerizzato di supporto clinico alla diagnosi e alla ricerca in pediatria, basato sull’integrazione verticale di dati e conoscenze di natura biomedica: dall’anamnesi alla diagnostica per immagini; dalla genetica all’epidemiologia; fino alla pratica clinica attraverso la modellizzazione delle patologie e l’attivazione di sistemi automatici di knowledge discovery.
Coordinato globalmente da Siemens AG (Germania) e, a livello clinico, dall’Istituto Gaslini di Genova, “Health-e-Child” vuole diventare un veicolo attraverso il quale i pediatri possano accedere ai dati e valutare informazioni biomediche. Uno strumento indispensabile per la pratica clinica quotidiana, per il processo decisionale - decision making - e per l’attività di ricerca.

Obiettivi. Basandosi sul concetto di knowledge sharing, ovvero sulla condivisione delle conoscenze per accrescere il capitale intellettuale, il sistema ha l'obiettivo di riunire tutti i dati clinici dei piccoli pazienti; leggerli e interpretarli tramite un innovativo modello di calcolo distribuito; collegare i maggiori ospedali pediatrici europei e allargare progressivamente la rete e l'intero sistema a livello globale; aumentare il numero di patologie trattate e le aree di intervento (oltre a quelle iniziali di cardiologia, oncologia e reumatologia), e fare di questa piattaforma un valido strumento di aiuto alla diagnosi, costruito sulla conoscenza maturata nei centri di eccellenza clinica.
In questo modo viene scongiurato il rischio di errori diagnostici e migliorato il recupero delle informazioni e delle best pratices mediche e chirurgiche.

La galleria del vento della medicina. Come spiega infatti il Dott. Pongiglione:

"Se la Ferrari deve provare un ammortizzatore per il Gran Premio del Canada ovviamente non porta auto e ammortizzatore sulle piste del Paese nordamericano, ma ricostruisce nei suoi laboratori tutte le condizioni che si possono creare. Con Health-e-Child accade lo stesso. Invece che studiare quanto può avvenire su diversi parametri del cuore, come ad esempio la sua capacità di contrarsi e l'attività di una valvola, lo specialista opera virtualmente sul proprio computer ricreando perfettamente il caso da verificare".


Figura_1 - Original cardiac Magnetic resonance imaging (MRI) acquired at Great Ormond Street Children's Hospital.
Figura_2 - Segmentation of the heart from 3-D MRI: Final segmentation
Figura_3 - A clipping plane is used to show up the myocardium (semi-transparent). In red: left ventricle, in blue: right ventricle.
In pratica, facendo riferimento alla documentazione registrata all'interno del database, è possibile stabilire già prima di un intervento quella che potrà essere la risposta effettiva dell'organo più importante del corpo.
Non solo. Usando la simulazione per visualizzare uno specifico dettaglio, per esempio la contrazione del ventricolo sinistro che deve spingere nell'aorta il sangue, sarà possibile osservare virtualmente quello che avviene sul malato in carne ed ossa, agendo di conseguenza.


Figura_4 - 3D Simulation of heart

Figura_5- Heart model and functions
Qualità, efficienza e universalità. L'impatto di una tecnologia di questa portata sulla qualità e l'efficienza diagnostica è assodato. Non possiamo che auspicare una rapida e capillare diffusione del "modello" su scala internazionale per consentire la creazione della più estesa piattaforma universale per la conoscenza biomedica e lo sviluppo di nuovi metodi in grado di incidere positivamente sulle procedure mediche, salvando così numerose vite.

A questo indirizzo è possibile scaricare un'anteprima del progetto:

venerdì 5 dicembre 2008

Maria Stella Gelmini: dal parlamento a Youtube

Come tutti sanno, l'ultimo periodo è stato abbastanza turbolento per quanto riguarda la scuola. La nuova riforma dell'ordinamento scolastico, presentata dall'attuale Ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, ha incontrato la durissima opposizione delle rappresentanze studentesche che sono più volte scese in piazza per difendere i loro diritti.

Molti avevano lamentato la mancanza di un canale ufficiale dove poter esprimere liberamente le proprie opinioni in materia, scambiare idee e confrontarsi con gli altri studenti, ma soprattutto con il governo. Da oggi, tutto ciò sarà possibile. L'Onorevole Gelmini, smessi i panni dell'avvocatessa inflessibile, ha deciso di aprire un canale su YouTube: http://it.youtube.com/mariastellagelmini.

Qui chiunque sarà libero di sottoporre domande o fornire suggerimenti utili sul mondo della scuola, l'università e la ricerca.

Ecco le prime dichiarazioni rilasciate in occasione del suo video-debutto: "Ho deciso di aprire un canale su YouTube perchè intendo confrontarmi con voi sulla scuola e sull'università. Voglio accogliere idee, progetti, proposte, anche critiche. Una cosa però non farò mai, quella di difendere lo status quo o di arrendermi ai privilegi o agli sprechi. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare dobbiamo farlo insieme".



Il progetto sembra interessante, resta da capire se il dialogo sarà veramente paritario e non autoreferenziale. In ogni caso, un plauso va al coraggio dell'iniziativa: non capita spesso - soprattutto in un Paese come l'Italia - vedere politici adottare la rete come mezzo di comunicazione partecipativa.

Per il momento il numero dei contatti e dei commenti registrati sembra dare ragione al Ministro Gelmini. Speriamo che alle critiche seguano azioni concrete volte a migliorare la qualità del sistema scolastico e che tutto non si dissolva in una futile operazione commerciale per risollevare l'immagine del Ministro. Per saperlo non rimane che seguire da vicino il canale, per costruire, tutti insieme, la scuola del futuro.

giovedì 27 novembre 2008

Economia e cambiamento: ultime novità dal Rome Camp

La scorsa settimana ha chiuso con un successo senza precedenti il Rome Camp 2008. L'evento, organizzato dall'Università Roma Tre con la collaborazione del Comune di Roma, ha coinvolto bloggers e professionisti del mondo della comunicazione e dei media.

Per chi non fosse stato presente a questo indirizzo - http://romecamp.ilcannocchiale.tv/ - è possibile gustarsi tutti gli interventi più significativi, dalla seduta plenaria alle battute finali.
Durante la manifestazione sono state fatte alcune interviste di rilievo con personaggi di spicco nell'ambito della blogosfera.

Uno dei dibattiti che ha catturato maggiormente l'attenzione degli addetti ai lavori è stato sicuramente quello in cui tre specialisti del settore (Alessio Jacona, Marco Camisani Calzolari e Matteo Brunati) si confrontavano sulle prospettive economiche del web 2.0, che qui vi ripropongo in versione integrale:



In particolare, Marco, ha sottolineato una certa resistenza e opposizione più o meno velata al cambiamento da parte delle gerarchie aziendali. Soltanto pochi manager illuminati, secondo lui, sono consapevoli dei vantaggi insiti nell'utilizzo delle tecnologie del nuovo web.

Social Networks, Blog, User Generated Content e On-line Advertising (come precisa Jacona) vengono presi in considerazione solo dopo aver speso gran parte del budget a disposizione per le forme di marketing e pubblicità tradizionali.

Un grave errore, per tutti i tre i partecipanti al vivace scambio di idee, sottovalutare le nuove opportunità offerte dalla rete. Tuttavia come ribadisce Calzolari, permane una sorta di diffidenza dei dirigenti che spesso sono spaventati dalle possibili conseguenze legate alla privacy e alla sicurezza dell'azienda. Tanto da rivolgersi al responsabile delle questioni legali per chiedere il da farsi. Da queste considerazioni è nato anche un libro: Impresa 4.0, Marketing e Comunicazione digitale a 4 direzioni.

Pigrizia? Scetticismo? Scarsa conoscenza delle dinamiche di comunicazione sociale e dei media digitali? Oppure figli di una cultura che non vuole cedere alle relazioni di tipo orizzontale per paura di perdere il controllo della situazione? Voi che ne pensate?

martedì 25 novembre 2008

Scienza e Web 2.0: SciVee

Dopo aver approfondito il rapporto tra web 2.0 e medicina, oggi mi addentrerò nel magico mondo della scienza cercando di capire come i nuovi strumenti di comunicazione possano contribuire a diffondere e rafforzare la cultura scientifica.

SciVee: comunicare la scienza. In questo articolo vi presenterò SciVee, un portale attivo da circa un anno che permette a ricercatori, docenti e scienziati di condividere i loro studi e farsi conoscere dalla comunità scientifica e dai principali fruitori del servizio, ovvero gli utenti comuni (studenti o semplici navigatori appassionati di chimica, biologia, fisica, matematica, medicina, scienze naturali, astronomia ecc...).


Figura_1 : SciVee video page

Video stile Youtube. SciVee si propone come piattaforma per la condivisione delle ricerche scientifiche, con l'intento di aiutare i ricercatori di tutto il mondo a scambiare documenti e informazioni sulle proprie ricerche. E oltre alle pubblicazioni scientifiche consente di inserire anche video di presentazione (pubcast).

La peculiarità di SciVee è la possibiltà di uploadare tutti i documenti scientifici con diverse modalità di accesso. Gli autori del progetto invitano caldamente a pubblicare ricerche già di dominio pubblico e di metterle a disposizione degli internauti. In ogni caso, non escludono dal servizio anche i lavori protetti da copyright e offrono l'opportunità di creare dei gruppi privati in cui solo gli iscritti sono autorizzati a consultare i contenuti.

Una sorta di "YouTube per la scienza", dunque, ancora in versione beta, realizzata dalla Public Library of Science (PLoS) che ha collaborato a lanciare il progetto assieme alla National Science Foundation e al San Diego Supercomputer Center.

Condividere la ricerca: Science Commons
. SciVee non è tuttavia unico nel suo genere. Tra i progetti più recenti ricordiamo anche Science Commons, versione delle creative commons pensata appositamente per le ricerche accademiche, che recentemente ha inaugurato tre progetti distinti, uno dedicato agli studenti, l'altro alle ricerche biologiche e il terzo alle neuroscienze.

OpenWetWare invece si occupa delle ricerche in biologia, ed è come impostazione abbastanza simile a SciVee. Altri strumenti si limitano a fornire un elenco delle pubblicazioni, come la National Library of Medicine statunitense e il MitOpenCourseWare, che attinge materiale dai corsi tenuti alla celebre università del Massachusetts.

Scienza e Web Sociale: un binomio possibile. Per finire una considerazione:

In ottica 2.0 mi sembrano tutte iniziative degne di nota che oltre a divulgare la scienza a livello globale, hanno il merito di avvicinare ed educare anche i più scettici all'uso delle piattaforme sociali. Inoltre non dimentichiamo che la comunicazione basata sulle immagini e i video è più rapida ed immediata di quella scritta, in quanto penetra in profondità nella mente delle persone e viene memorizzata più facilmente.

Questo non può che favorire la disseminazione del messaggio su vasta scala e incentivare la partecipazione degli utenti attraverso commenti e opinioni personali in un continuo scambio di conoscenze, osservazioni e esperienze (figura 2). Scambio che ha come obiettivo ultimo l'arricchimento culturale di tutte le parti coinvolte che collaborano a tale circolo virtuoso.


Figura_2 : Nuove modalità di diffusione della conoscenza scientifica in SciVee

L'unica barriera in grado di annullare questo effetto positivo potrebbe essere l'eccessiva lunghezza dei video e/o la loro complessità. Se in un primo tempo questo rischio era molto elevato, ora però SciVee si sta muovendo per semplificare al massimo i suoi contenuti, in modo da raggiungere più persone possibili e non trasformarsi in uno strumento di nicchia fruibile soltanto dagli scienziati.

lunedì 17 novembre 2008

A proposito di Wikinomics, Zooppa e business 2.0

Figura_1 - The Social Age

Per chi ancora non lo sapesse su Shannon.it è in corso un vivace dibattito sul rapporto tra web 2.0 e pubblicità in Zooppa (user generated advertising).

Trovate la discussione e tutti i commenti a questo indirizzo: http://www.shannon.it/blog/pubblicita-del-futuro-lesperienza-dellitaliana-zooppacom/.
Riprendendo l'ultimo spunto offerto da Enrico Giubertoni che sottolineava come:
"Il vantaggio fondamentale di Zooppa.com è che la comunicazione si arricchisce di un valore creativo molto alto poichè libero dai vincoli dati dagli approcci pubblicitari che ogni società di comunicazione si dota.
Secondo me ciò che potrebbe/dovrebbe emergere da questo dibattito sta nel capire come ottimizzare questo valore strategico di creatività nel web 2.0".

Wikinomics: il manifesto del web 2.0. Ho fatto una ricerca approfondita su google trovando un interessante documento che riassume i punti chiave della nuova economia collaborativa basata sui principi della Wikinomics.

Il paper, presentato presso il Corso di Dottorato internazionale in Società dell'Informazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca (http://www.quasi.unimib.it/) dal Ph.D. Stefano Mizzella è intitolato: "Sharing Ideas - I principi della Wikinomics applicati ai casi di Qoob, SciVee e Zooppa".

Esso riporta tre esempi di business che ripercorrono le idee centrali proposte da Don Tapscott ed Anthony D. Williams nel loro libro: Qoob, piattaforma italiana dedicata alla musica e alla cultura underground, SciVee, piattaforma scientifica americana di condivisione multimediale e Zooppa, start-up italoamericana interamente dedicata al social advertising.

Come afferma Mizzella:

"Seppur presentando caratteristiche differenti, tutte e tre le piattaforme, caratterizzate dalla predominanza del video come elemento costitutivo, sembrano dimostrare l’efficacia di approcci aperti all’innovazione in cui le imprese che attirano e ricompensano i partecipanti più capaci hanno l’opportunità di creare nuove e reali fonti di vantaggio competitivo".

Zooppa: un microcosmo collaborativo in continua evoluzione. In questo post concentrerò la mia attenzione sopratutto su Zooppa, riservandomi di trattare gli altri 2 modelli di business nei prossimi articoli. A questo proposito è significativo notare la presenza di una vera e propria "microeconomia" all'interno di questa realtà che richiama alla mente i Linden dollars di Second Life.

Gli Zoop$ dollari rappresentano infatti la moneta virtuale emessa dalla ZoopBank e si guadagnano partecipando e piazzando in classifica i propri lavori nelle varie gare. Analogamente al mondo virtuale di Second Life, anche gli Zoop$ possono essere convertiti in dollari americani.

Ribaltando il punto di vista dalla parte non più dell’utente ma delle aziende, il diagramma di flusso dell'articolo precedente, IO ti do un MARCHIO → TU crei una PUBBLICITÁ → TU voti la MIGLIORE → IO ti PAGO, assume ora nuove sembianze: TU ci dai il tuo MARCHIO e sponsorizzi una GARA su ZOOPPA. NOI ti forniamo la PUBBLICITÁ e ti diciamo come sei PERCEPITO.

La successione del diagramma serve sostanzialmente a rispondere a una domanda che sembra più che lecito porsi. Perché, infatti, una grande azienda, con un brand già riconoscibile, dovrebbe rivolgersi a un servizio come Zooppa per lanciare la propria campagna di advertising?
E perché, soprattutto, decidere di affidarsi alla produzione di utenti non professionisti e non alle competenze certificate di un’affermata agenzia pubblicitaria? Questa la risposta o, meglio, le risposte, fornite direttamente da Zooppa:

"Perché potrete contare sulla forza innovativa di uno strumento in continua espansione come Internet, sfruttandone tutta la viralità e la capacità di raggiungere ogni angolo del globo con una velocità impensabile per qualsiasi altro media.

Perché potrete aumentare la creatività della vostra comunicazione e avere moltissimi nuovi spunti. Con Zooppa.com avrete accesso ad un bacino creativo molto più esteso, sia grazie al numero di utenti che intervengono nel nostro sito sia grazie alle caratteristiche del mezzo utilizzato. Il nostro modello favorisce l’accesso ai nuovi linguaggi di comunicazione al ritmo di Internet.

Perché il vostro marchio potrà essere visto da un’audience allargata di persone. I video postati vengono promossi nella rete sia dallo staff di Zooppa sia dagli utenti stessi, che contribuiscono a innescare un circolo virtuoso di viralità.
Gli utenti che partecipano alle gare non solo entreranno in contatto con il vostro marchio, ma condivideranno le loro idee parlando di voi nella rete. In questo modo, potrete avere un riscontro reale di come le persone percepiscono la vostra azienda".

La viralità della piattaforma è inoltre aumentata e rafforzata dai diversi servizi di community che Zooppa mette a disposizione dei propri utenti: Zoopperland, Zooppa Store, Matto per Zooppa.
Strumenti, questi, utili per conoscere e scambiare opinioni con i vari “zooppers”, commentare i video più belli e acquistare gadget ufficiali. Una risorsa, soprattutto, per incentivare la creazione e l’espansione del buzz, ovvero il passaparola prodotto dagli utenti su brand e servizi che, grazie al web, sta letteralmente rivoluzionando le tradizionali dinamiche di marketing e di social reputation.

Modellare per innovare. Ovvio che a questo punto i fruitori del web, hanno l’opportunità di modellare le proprie risorse creative su un nuovo modo di produrre e scambiare conoscenza. Allo stesso tempo, le imprese e le aziende più innovative hanno l'occasione di far proprie tali risorse come mai è stato possibile fare fino ad ora: “Co-creare con i clienti è come attingere al bacino di capitale intellettuale più qualificato che sia mai stato aggregato” (Tapscott, Williams, 2006, p. 166).

È proprio questa capacità di riunire la conoscenza proveniente da milioni di individui, capaci di organizzarsi in maniera autonoma, a dimostrare che “la collaborazione di massa sta trasformando la nuova Rete in qualcosa di simile a un cervello globale” (p. 39).

Prosumers e aziende sempre più sociali. Una produzione sociale capace di generare anche inedite modalità di retribuzione e nuovi modelli di business sempre più votati al riconoscimento dei contenuti generati dagli utenti.

Le forme particolari che assumerà il rapporto tra prosumers (producer + consumer, parola che indica il ruolo attivo dei consumatori all'interno del mercato attuale) ed aziende illuminate (che sperimentano per prime gli ultimi approcci del web 2.0, in una continua ri-definizione e ri-organizzazione interna ed esterna) costituiscono la vera sfida per quanti vorranno produrre innovazione in questa fase del web.



Figura_2 - The Social Enterprise

Ne è consapevole anche Chris Anderson, che nel suo ormai famoso articolo sul concetto di “Long Tail”, decreta l’avvenuta disintegrazione del mainstream in milioni e milioni di frammenti culturali diversi, come la causa più profonda capace di sconvolgere profondamente sia i media che l'intrattenimento tradizionali: “l’era del one-size-fits-all è al capolinea, rimpiazzata da qualcosa di nuovo: un mercato di moltitudini” (Anderson, 2006, p. XIX).


Figura_3 - The new marketplace: modello di distribuzione a coda lunga

Dentro questo mercato di moltitudini, un mercato invisibile divenuto finalmente visibile grazie all’economia della distribuzione digitale, "hit" (prodotti ideati per raggiungere il consenso del più alto numero di persone nel più breve tempo possibile) e "nicchie" (prodotti destinati a vendite marginali ma tuttavia costanti nel tempo) convivono per la prima volta nella storia sullo stesso piano economico: “entrambe voci in un database che vengono richiamate a richiesta, entrambe ugualmente degne di essere trattate. All’improvviso, la popolarità non detiene più il monopolio della redditività” (p. 13).

Di conseguenza, prodotti ideati e realizzati in modo del tutto amatoriale non solo garantiscono, in accordo col principio della coda lunga, un consumo marginale ma pur sempre costante e redditizio, ma in alcuni casi possono raggiungere picchi di notorietà e vendibilità che si addicono maggiormente alla parte sinistra della curva.
Zooppa ha sicuramente raccolto la sfida della long tail, non resta che vedere chi avrà il coraggio di seguire il suo esempio.

lunedì 10 novembre 2008

Il Web 2.0 può aiutare a migliorare la vita delle persone? Casi di successo nella gestione della conoscenza medica e scientifica

Una delle sfide più affascinanti che il nuovo web ha deciso di affrontare riguarda la gestione della conoscenza medica e scientifica ossia il medical knowledge management.
Due sono i motivi che mi spingono ad affermare questo: il crescente bisogno di accedere alle informazioni a prescindere dal luogo in cui ci si trova e la necessità di condividere competenze e conoscenze specialistiche che non devono rimanere vincolate ad un particolare centro di ricerca ma diventare patrimonio di tutti.

Per raggiungere questo obiettivo negli ultimi tempi si sono mobilitate diverse organizzazioni, che hanno avviato importanti progetti.

Un'enciclopedia medica a portata di click. Tra questi il più significativo è sicuramente Medpedia, un'enciclopedia on-line collaborativa sullo stile di Wikipedia che contiene 30 mila illustrazioni di malattie, 10 mila medicinali e migliaia di procedure mediche in uso.


Figura 1 - Medpedia search categories


Medpedia è ancora in sviluppo, in beta privata. Vedrà la luce a Dicembre ed è finanziata da Harvard Medical School, Stanford School of Medicine, lo statunitense National Institutes of Health (NIH) e la Federal Drug Administration (FDA). Naturalmente, l'obiettivo non è quello di sostituirsi al medico, ma di diffondere una discreta cultura medica, offrendo un luogo virtuale sicuro e affidabile alla cultura della salute, potenzialmente raggiungibile da chiunque e in grado, quindi, di aiutare anche chi vive nelle zone più povere del pianeta.

Sul sito del Corriere troviamo le dichiarazioni del promotore del progetto, James Currier. Egli spiega che, diversamente da una normale enciclopedia aperta, Medpedia richiede ai contribuenti volontari una specializzazione, ovvero un dottorato o un master:

"Per il momento sul sito ci sono mille pagine, ma le ambizioni sono molto alte. Oltre alle informazioni il progetto delle quattro università contempla anche una sezione ad accesso limitato, riservata esclusivamente ai professionisti del settore, che in queste pagine possono discutere e confrontarsi su questioni più specialistiche. Il progetto sarà lanciato entro la fine dell'anno".

Le dichiarazioni che però riassumono il vero spirito dell'iniziativa sono apparse sul Los Angeles Times :

"La medicina è uno dei campi più giovani e in rapido sviluppo della rete e allo stesso tempo è una delle sue aree maggiormente migliorabili".

Lo scopo quindi è sia divulgativo che scientifico, con maggiore rigore però rispetto al wiki tradizionale.
Accanto a Medpedia, esistono altri progetti che meritano la nostra attenzione.

Collaborare per competere. Un esempio molto valido, sulla scia delle considerazioni di Don Tapscott e Williams Anthony in merito al crescente ruolo del web 2.0 all'interno della ricerca scientifica nel famoso libro Wikinomics, è il sito CollabRx, fondato dal milionario Jay Tenenbaum dopo essere sopravvissuto ad una rara forma di melanoma.
Come suggerisce Gianluigi Zarantonello nel suo articolo "La scienza, il web collaborativo e le malattie rare", grazie a questo spazio online il crowdfunding (la raccolta fondi fatta tramite le donazioni della gente) si è rivelato uno strumento efficace anche per la ricerca medica.

Lo stesso autore, segnala ulteriori forme di collaborazione nella gestione della conoscenza medico-scientifica:

Il primo progetto, Uniamo, è tutto italiano ed è nato col sostegno della Federazione italiana per le malattie rare. Essa mira ad inaugurare in tempi brevi un sito interattivo accessibile anche ai ricercatori con lo scopo di favorire la ricerca di fondi, oltre che lo scambio di conoscenze e best practices. Il secondo, invece, è denominato Open Genius e punta a risolvere l'annosa questione della cronica mancanza di fondi a favore dei progetti di natura scientifica e tecnologica, permettendo alla gente comune di finanziare direttamente le idee dei ricercatori più meritevoli.

Contribuire in prima persona per vincere: il crowdfunding. Questo rivoluzionario modello di finanziamento “dal basso”, già utilizzato per supportare imprese creative in diversi settori (dallo sviluppo di software, alla registrazione di album musicali, alla produzione di film) si basa su un meccanismo molto semplice: raccogliendo i micro-contributi di gruppi molto numerosi che condividono un medesimo interesse, è possibile accumulare una quantità di risorse sufficienti a realizzare le proprie idee.


Figura 2 - The Power of Crowdfunding


A garanzia dei propri investimenti va detto che è possibile monitore i risultati degli studi sostenuti con il proprio contributo (così da avere la certezza che le cifre donate non vengano sprecate o mal impiegate).

Socializzare e condividere. Infine bisogna ricordare alcuni esperimenti nell'ambito dei social networks che stanno raccogliendo i primi frutti a livello scientifico. L'adozione di strumenti consolidati come Research Gate e Prometeonetwork e la nascita di nuovi progetti volti a favorire il dialogo tra mondo accademico e industria, come l’italiano Biott, non possono che costituire una riprova del successo che questi approcci stanno dimostrando (vedi Panorama).

Verso un'economia basata sulla conoscenza. Una riflessione per concludere: è chiaro che la strada da percorrere è ancora tanta, tuttavia queste testimonianze concrete fanno ben sperare per il futuro. Un futuro in cui l'economia dovrà confrontarsi con l'utilità e l'etica del suo agire. Un'economia fondata sulla conoscenza e non più sul profitto fine a se stesso, con un occhio di riguardo alla collaborazione e alla condivisione del sapere.

giovedì 30 ottobre 2008

Zooppa: pubblicità in stile 2.0


Da un'idea vincente dell'imprenditore Riccardo Donadon è nata Zooppa.com, piattaforma che rivoluziona il modo di fare pubblicità sul web.
Essa offre a tutti i creativi la possibilità di realizzare video e spot pubblicitari e ricevere premi in denaro, partecipando ai contest che le aziende lanciano sul sito per ottenere le migliori pubblicità virali. Per iscriversi ai concorsi è sufficiente entrare nel sito http://it.zooppa.com/ e creare un account personale. A questo punto ogni utente potrà decidere a quale competizione prendere parte in base ai propri interessi e le proprie capacità tecniche e artistiche.

User generated Advertising. Zooppa collabora con diverse aziende nazionali e internazionali, interessate a sponsorizzare i loro marchi attraverso le gare che periodicamente vengono organizzate sul sito. A seconda delle indicazioni fornite dalle aziende committenti, gli utenti sono invitati a creare pubblicità per marchi o prodotti delle aziende in questione. Gli utenti registrati possono partecipare con diversi tipi di contributi: scrivere un'idea o una breve sceneggiatura per una potenziale pubblicità, realizzare delle pagine grafiche con il logo dell'azienda e un pay off, produrre un'animazione o girare un video vero e proprio.

Parola d'ordine: partecipare!. Per ogni società con cui Zooppa stipula un accordo commerciale, viene bandita una nuova gara per gli utenti, che sono anche incoraggiati a collaborare tra loro, attraverso un meccanismo di incentivi appositamente pensato. È previsto infatti un premio specifico denominato Team Bonus che ricompensa chi ha realizzato un video utilizzando l'idea di un altro utente, premiando in modo proporzionale sia l'autore che il videomaker.

Una volta che gli utenti hanno caricato i loro contributi, sta alla community decretare i vincitori di ogni gara. Gli utenti registrati, dunque, votano e, sulla base delle loro preferenze, Zooppa assegna loro premi in denaro.
Zooppa è dunque un nuovo modello di pubblicità fondata su Internet e sulla sua capacità di mettere in relazione persone da ogni parte del mondo.

Dentro e fuori la rete. Zooppa rappresenta un'opportunità davvero ghiotta per farsi conoscere e diffondere il proprio talento artistico anche perchè svolge il ruolo di interlocutore con le aziende committenti. Laddove, infatti, le aziende che sponsorizzano le gare vogliano utilizzare i materiali postati sul sito per sfruttarli come campagne pubblicitarie su altri mezzi, Zooppa funge da intermediario tra gli autori dei contenuti e le aziende stesse. Così facendo, Zooppa assicura un range di prezzo da un valore minimo a uno massimo, all'interno del quale far incontrare gli interessi degli utenti e delle aziende.

Pregi e difetti. Due le note di merito del progetto: la prima è che si tratta di un esperimento tutto italiano, anche se di chiara impronta USA, la seconda il basso costo e i tempi relativamente brevi che occorrono per pubblicizzare un marchio aziendale.
Tra i difetti invece possiamo citare la scarsa propensione delle gerarchie aziendali ad affidarsi a idee provenienti dall'esterno (che in linea teorica non danno sufficienti garanzie di qualità e professionalità). Tuttavia sembra che piano piano Zooppa si stia guadagnando la fiducia di tutti gli addetti ai lavori, tanto che si moltiplicano le adesioni da parte di importanti realtà aziendali italiane e straniere.

Il futuro di Zooppa. Se i numeri non sono un'opinione (oltre 23.000 utenti registrati e 330.000 Dollari assegnati) Zooppa è destinato ad un futuro davvero roseo. In chiave business la rilevanza strategica che può avere un progetto del genere è indiscutibile. La catena generatrice di valore è riassunta da Zooppa attraverso questa sorta di diagramma di flusso: IO ti do un MARCHIO → TU crei una PUBBLICITÁ → TU voti la MIGLIORE → IO ti PAGO.
Semplice e immediato, come tutte le iniziative che riscuotono un tale successo in così poco tempo.

Copyright immagine: Zooppa.com

lunedì 27 ottobre 2008

Festival della Scienza a Genova


Dal 23 Ottobre al 4 Novembre a Genova e altre località liguri (tra cui Sanremo) si svolge la sesta edizione del Festival della Scienza.

Ideato e organizzato dall'Associazione Festival della Scienza, in collaborazione con il Comune di Genova e con i partner fondatori Telecom Italia e Compagnia di San Paolo, il Festival punta a bissare il successo dell'edizione 2007, con più di 250 mila visite alla manifestazione e oltre 280 testate che ne parlarono su carta stampata, Internet, radio e tv.

Il programma è molto vario, infatti prevede circa 300 eventi e la partecipazione di un nutrito numero di ospiti nazionali e internazionali tra professori, ricercatori e scienziati.

Tema dominante di questa edizione è la diversità: sono 6 i percorsi incentrati su altrettanti aspetti della diversità che attendono i numerosi visitatori. Tra questi possiamo ricordare: la diversità della tecnologia, la diversità della mente, la diversità dei linguaggi, la diversità della vita, la diversità della materia , la diversità delle idee.

Ma perchè è stato scelto proprio questo argomento? La risposta l'ha fornita durante la Lectio Magistralis di apertura il famoso genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, definendo la diversità come: "Spazio d'incontro tra i molteplici ambiti del sapere, risorsa da sfruttare per nuove contaminazioni tra discipline, motore della passione per la scienza; ma soprattutto, fulcro della storia umana".

Le modalità di avvicinamento dei visitatori ai vari percorsi saranno le più disparate: accanto alle tradizionali lezioni frontali e agli interventi di ricercatori, filosofi, scienziati e intellettuali, si terranno spettacoli multimediali, performance, ma soprattutto percorsi interattivi attraverso cui anche i visitatori più restii a qualsiasi forma di apprendimento che non sia ludica potranno "toccare con mano" la scienza e scoprirne meccanismi naturali e applicazioni tecnologiche.

Il Festival di quest'anno si caratterizza anche per l'internazionalità: è stata avviata una fitta serie di collaborazioni che interessa la città di Marsiglia (che sarà Capitale Europea della Cultura nel 2013), l'Europa (la prima edizione del Wonders/EUSCEA Science Festival) e soprattutto la Cina, paese ospite dell'edizione 2008 con un padiglione dedicato ai suoi segreti e alle sue tradizioni mediche e gastronomiche.

Per concludere, nell' augurarvi una buona visita al Festival della Scienza 2008, vi rimando al sito ufficiale della manifestazione dove potrete trovare altre informazioni utili: http://www.festivalscienza.it/.

lunedì 20 ottobre 2008

Privacy su internet seconda parte


Ci sono nuovi sviluppi riguardo alla privacy sul web:
Se l'articolo sul giornale The Independent (http://www.independent.co.uk/news/science/google-is-watching-you-450084.html) aveva alzato un gran polverone, facendo venire a galla le pratiche di registrazione dei dati personali del motore Google, l'episodio dell'uomo inglese che ha ucciso la moglie da cui si era appena separato, perchè su Facebook si dichiarava single e interessata a conoscere altri uomini, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
L'incontro dei garanti della privacy di 70 Paesi (Italia compresa), riunitisi a Strasburgo, ha portato al divieto per i motori di ricerca di indicizzare le informazioni personali degli iscritti ai social network.
Fino ad oggi infatti, non serviva nemmeno essere iscritti a un servizio di social networking per apprendere i dati personali di colleghi, amici, amanti e così via.

Già in passato, vittima di queste pratiche non del tutto ortodosse, era caduto anche il fidanzato della figlia della candidata repubblicana alla vicepresidenza degli Usa, Sarah Palin. Era bastato semplicemente comunicare agli amici di Facebook la gravidanza della compagna perchè i motori di ricerca, srupolosi, rivelassero al mondo la notizia.

Ma è stato proprio il gesto estremo dell'uomo inglese a convincere le autorità che era giunto il momento di prendere seri provvedimenti per la tutela delle informazioni personali presenti in rete e consultabili da chiunque.

Da questo momento solo chi fornirà il proprio consenso alla pubblicazione dei dati sensibili potrà essere indicizzato dai motori di ricerca, questo per non penalizzare i professionisti e le aziende che usano i social networks per sponsorizzare le loro attività.

lunedì 6 ottobre 2008

Su Facebook il cinema è gratis!


Film gratis su Facebook. L’accordo per la fornitura e distribuzione di contenuti video è in vigore da ieri e vede coinvolti Slide, popolare produttore di software e soluzioni informatiche per social network, assieme a Cbs Interactive, E! Entertainment, Comcast, Warner Bros. Rientra nella partita anche Hulu, portale video controllato dalla News Corp di Rupert Murdoch e da Nbc Universal.

Fun Space Channel, questo il nome della nuova piattaforma video, ha debuttato ieri su Facebook ma presto dovrebbero partire versioni simili su altre reti sociali.
Intanto, lo stringato comunicato con cui Slide ha reso nota la partnership non rivela i dettagli economici dell’operazione. Si sa solo che le compagnie coinvolte divideranno i ricavi pubblicitari, cercando di capitalizzare il crescente successo del web sociale e la consistente base clienti di Slide (solo su Facebook 20 milioni di utenti al mese), azienda fondata nel 2005 da Max Levchin di PayPal.

L’accordo di oggi segna un’ulteriore tappa del processo di avvicinamento tra media company e social network. Un cammino iniziato nel giugno 2006, con l’acquisizione di MySpace da parte del colosso News Corp e il successivo sviluppo di MySpace Music e MySpace Tv.
Lo scorso novembre, invece, era stato Bebo, social network dedicato agli under-30, ad annunciare il servizio Open Media, che ha portato gruppi come Cbs, Mtv Network, Bbc, Espn a fornire contenuti ai suoi oltre 40 milioni di iscritti.

Ora però, con l’ingresso di Slide-Facebook nel mondo del social entertainment, lo scenario pare delinearsi maggiormente. L’odierno accordo tenta di superare di slancio uno dei punti deboli dei social network, da sempre caratterizzati dalla cronica difficoltà di generare ricavi pubblicitari stabili (oltre che apprezzabili). Offrire gratuitamente cinema e televisione di qualità potrebbe essere la chiave di volta per attrarre pubblico, investitori e quindi denaro, sviluppando potenzialità economiche finora frenate da modelli di business confusi.

Fonte: Piero Babudro - Panorama

lunedì 29 settembre 2008

La difesa della privacy non è più un miraggio


Ogni giorno, nel momento in cui accediamo ad Internet, compiamo decine di ricerche con Google.

Quello che la maggior parte degli utenti non sa è che le nostre preferenze vengono registrate in un apposito Database per tracciare un profilo dei navigatori. Ciò dovrebbe consentire di migliorare il servizio e renderlo più personalizzato e adatto alle nostre esigenze. In realtà spesso questi dati vengono utilizzati per fini non proprio trasparenti, nonchè ceduti ad aziende per ricerche di mercato (vedi articolo su The Indipendent: http://www.independent.co.uk/news/science/google-is-watching-you-450084.html). Ma come ci si può difendere da questa intrusione nelle nostre vite?

Esistono vari sistemi, alcuni più efficaci altri meno, ma tutti in grado di evitare un uso scorretto delle informazioni che ci riguardano. Eccone alcuni, elencati da Hanay Raja in un recente articolo apparso sul Corriere della Sera (http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_agosto_24/come_aggirare_google_60c8a6bc-71f5-11dd-8174-00144f02aabc.shtml) :

RICHIESTE FANTASMA - Track Me Not è un'estensione per il browser Firefox pensata per proteggerci dal data-profiling attivato dai motori di ricerca, funziona per tutti i motori, non solo per Google. TMN lavora in background quando Firefox è aperto ed invia periodicamente delle ricerche casuali. Il motore di ricerca riceverà le nostre ricerche reali mescolate a molte altre, simulate dal programma. In questo modo Google non sarà in grado di recepire nitidamente quali siano gli argomenti che ci interessano, poiché questi compariranno in modo offuscato. In altre parole l'applicazione nasconde il percorso di ricerca in un insieme indistinto di domande fantasma rendendo difficile l'aggregazione di tali dati in un profilo preciso che identifichi l'utente.

IL DONO DELL' INVISIBILITA' - Scroogle è un sito internet che si colloca tra l'utente e Google rendendo anonime le ricerche. Dal sito si può scegliere la lingua di ricerca (compreso l'italiano) e se usare connessioni criptate HTTPS. Passando attraverso Scroogle si diventa praticamente invisibili a Google perché sarà il sito stesso a raggiungere il motore di ricerca per noi. In più sono eliminate pubblicità, cookie e ogni sistema di tracciamento lesivo. Navigando su Scroogle si avranno gli stessi risultati di Mountain View, senza pubblicità e profilazione. Scroogle è stato creato da Daniel Brandt, creatore di un altro sito anti-google: Google Watch questa sorta di osservatorio si occupa di raccogliere tutte le malefatte più o meno note di Google offrendo sempre ottima documentazione aggiornata e validi suggerimenti per difendere la propria privacy.

SCAMBIAMOCI I COOKIE! - Scookies è un' estensione per il Browser Firefox e funziona per tutti i motori di ricerca e siti internet che cercano di tracciare gli utenti tramite i cookie. Scookies cambia i cookie degli utenti mescolandoli gli uni agli altri. In questo modo vengono alterati i profili di ciascun utilizzatore intorbidendo il tracciato originale. Inoltre ogni user può segnalare nuovi siti internet che fanno profilazione contribuendo a migliorare l'anonimato di tutti gli altri. Scookies aumenta la sua performance ogni volta che un nuovo utente si aggiunge alla comunità. Questo applicativo è una creazione di Andrea Marchesini coautore del volume Luci e Ombre di Google, edizione Feltrinelli un utile saggio sui pericoli che si incorrono nel fidarsi troppo di Google.

RISOLVERE IL PROBLEMA ALLA RADICE - Privoxy è un proxy anonimizzante. Ovvero un applicazione che si colloca tra il nostro browser e i siti internet che vogliamo raggiungere. Con questo proxy possiamo davvero controllare la privacy della navigazione. Consente di cambiare lo user agent (nome del browser e del sistema operativo) , bloccare banner pubblicitari, filtrare cookie e molto altro. Può essere installato anche sul proprio computer in semplici passaggi ed è altamente configurabile. Privoxy è uno strumento essenziale per qualunque progetto che miri a proteggere la navigazione dell’utente.

Posto che questi sistemi non garantiscono la totale riservatezza delle nostre informazioni, dobbiamo tuttavia riconoscere che aiutano a preservarle da molti sguardi indiscreti. Sta a noi in ogni caso imparare a convivere con la realtà attuale e a non dare nulla per scontato. Anche i siti in apparenza più innocui possono nascondere parecchie insidie per la nostra privacy. Non resta che stare con gli occhi aperti e iniziare a utilizzare strumenti come quelli sopraccitati, nella speranza che siano sufficienti a rendere più sicura l'esplorazione del Web.

lunedì 1 settembre 2008

Il futuro passa dal MIT

Ecco un articolo molto interessante che mi ha colpito e fatto riflettere sugli scenari economici del futuro:

Al Massachusetts Institute of Technology di Boston si inventa e si sperimenta (le innovazioni) e anche si studia. Cosa? In particolare i fenomeni che caratterizzano il vivere quotidiano di privati individui e grandi multinazionali in relazione alla disponibilità e all'utilizzo delle nuove tecnologie. E così facendo i ricercatori del Mit, fra cui non mancano vari docenti italiani, hanno disegnato a più mani quello che potrebbe essere il futuro prossimo che ci circonda mettendo sotto la lente di ingrandimento protagonisti emergenti e scenari macroeconomici.

Le Google di domani
Dieci start up hi-tech: qualcuna di loro potrebbe in futuro dare battaglia a Google o dare fastidio a Microsoft e questo perché, a detta del Mit, sono le più promettenti del panorama tecnologico mondiale, le società che potrebbero (come ha fatto la compagnia californiana) rivoluzionare lo scacchiere del Web. La classifica pubblicata sulla rivista "Technology Review" edita dal prestigioso istituto americano mette al primo posto tale Pinger, una piccola società californiana che ha sviluppato un software open source per poter comunicare via voce tramite i messaggi (una sorta di sistema di e-mail vocale evoluta) senza fare telefonate e ascoltarli tramite cellulare o computer.
Altra candidata a un futuro radioso è Pownce, la cui tecnologia permette di mettere in comunicazione i servizi di microblogging (di cui Twitter, utilizzato anche da Barak Obama in campagna elettorale, è il più noto) - o di instant messaging con piattaforme capaci di condividere contenuti molto più voluminosi. Alle spalle delle prime due, nella lista del Mit c'è Qik, start up che ha creato un programma per abilitare la trasmissione in diretta di dati da telefoni cellulari in formato Flash, dando l'opportunità a chi è collegato in Rete di comunicare via sms con chi sta inviando i filmati.
A quelle citate fanno quindi compagnia altre "sette sorelle" non meno meritevoli di attenzioni – sempre che sopravvivano alle difficoltà di un mercato sempre più pressante – e fra queste vi sono realtà (come Peer39.com) che si dedicano a tool per gestire la pubblicità sui siti Web semantici o altre (Anagran.com) che invece si sono focalizzate sullo studio di sistemi per monitorare e razionalizzare il percorso che le informazioni compiono on line (viaggiando per esempio in streaming sulle reti a banda larga) da una parte all'altra del mondo. Il futuro del cyberspazio, secondo il Mit, avrà anche la loro firma.

Una nuova net "economy" all'orizzonte, all'insegna dei robot e del green tech
La storia recente dell'economia americana dice che in concomitanza della nascita di tecnologie innovative anche consumi e Pil hanno registrato un salto in avanti non indifferente. È successo, l'ultima volta, agli inizi degli anni '90, con il Web che iniziava a farsi prepotentemente largo e gettare le basi di quella che tutti abbiamo conosciuto come "net economy". Visti i tempi grami in cui versa l'economia Usa, le previsioni elaborate da un gruppo di ricercatori del Mit (raccolte nella collana di scritti "Hope on the horizon" fanno ben sperare un po' tutti, all'insegna di tecnologie che potrebbero fare da scintilla a nuovo boom.
Una di queste è quella che guida e muove i robot. Secondo il visionario professore di robotica al Mit (nonché Chief technology officer di iRobot) Rodney Brook le macchine trasformeranno le nostre vite domestiche nei prossimi 25 anni, in quanto diventeranno dei concreti aiuti fra le mura domestiche a prezzi accessibili a molti. Già oggi, sottolinea il professore, di robot con funzionalità di vario genere al servizio dell'esercito americano e delle famiglie americane ve ne sono migliaia e migliaia.
Città intelligenti , cellule solari low-cost e tecnologie da indossare La visione di William Mitchell, invece, è qualcosa di molto più prossimo ai nostri tempi: una città in cui le persone si muovono con auto elettriche comunicanti fra loro in modalità wireless per evitare incidenti e ingorghi di traffico e che genera e distribuisce energia "pulita" per i propri abitanti. Il tutto grazie a sensori che inviano informazioni operative a sistemi e apparati in funzione dei cambiamenti climatici. Le reti intelligenti e ubique di nuova generazione saranno quindi il valore aggiunto di una nuova fase di (ri)costruzione delle città, votate al verbo della totale sostenibilità ambientale e più vicine alle mutate esigenze dei suoi abitanti.
Shuguang Zhang, che di mestiere fa l'Associate director del Center for Biomedical Engineering al Mit, ha invece una ricetta in tema di tecnologie "verdi": ridurre il costo dei pannelli solari sarà essenziale per assicurare il futuro della produzione energetica. E lui ci sta mettendo del suo lavorando allo sviluppo di cellule fotovoltaiche biologiche (basate cioè sui principi che regolano la fotosintesi di alghe, piante e batteri) a bassissimo costo, nano strutture ad alta conduzione adatte a essere prodotte facilmente su scale industriale anche dai Paesi emergenti.

Copyright - Il Sole 24 Ore - Gianni Rusconi

lunedì 4 agosto 2008

Wikipedia diventa un libro

A Settembre l’editore tedesco Bertelsmann pubblicherà un libro con le 50mila voci più popolari dell’enciclopedia online.
Il volume costerà 19.95 euro e 1 euro per copia sarà devoluto a Wikimedia, l’associazione non-profit che gestisce e promuove Wikipedia. Forte di 993 pagine, e 1000 immagini a colori, si propone sul mercato come l’evento editoriale del 2008.
La versione cartacea includerà gli argomenti più cercati all’interno di Wikipedia Germania nell’ultimo anno.
L’intero testo sarà coperto da licenza GNU is not Unix che permette un riutilizzo libero del materiale pubblicato. E per correggere gli eventuali errori ci sarà un’apposita commissione incaricata di verificare le singole voci prima della pubblicazione.

Obiettivi. Il libro ha l’obiettivo di estendere l’uso dell’enciclopedia alla gente comune: “Wikipedia ha agevolato la diffusione della conoscenza nel mondo rendendola più accessibile – ha spiegato Beate Varnhom, direttore editoriale di Bertelsmann – l’edizione è destinata a nuovi gruppi che così potranno conoscere il progetto e magari aderirvi”.

Punti di forza e lacune del progetto. I principali vantaggi saranno due: la conoscenza entrerà in tutte le case, anche quelle senza connessione. Inoltre si avranno nuove adesioni al progetto Wikipedia.
Un difetto da non sottovalutare riguarda i criteri di selezione delle singole voci: saranno proprio i 15 milioni di utenti tedeschi a decidere quali inserire. Il rischio di contraddizioni è dunque dietro l’angolo. Un esempio? Ci saranno le voci Carla Bruni, Playstation 3 e Donald Duck. I lettori infine non potranno contare sul motore di ricerca, i collegamenti ipertestuali e la preziosissima funzione edit.

venerdì 18 luglio 2008

Verso la coscienza artificiale


Oggi vorrei proporvi un articolo davvero interessante apparso su "La stampa" in data 11/07/08 che riassume tutti gli studi compiuti sulla coscienza artificiale.

Brighton 1991, Conferenza internazionale sulle reti neurali: il professor Igor Aleksander, dell’Imperial College di Londra, uno dei pionieri nello studio delle reti neurali, sta illustrando ad una platea incuriosita degli strani esperimenti. Ad un certo punto una giornalista, desiderosa di sintetizzare in una parola quello che sta ascoltando, si alza e chiede in modo un po’ impertinente: “Professore, sta forse parlando di coscienza artificiale?”. “Non lo dica - risponde Aleksander - altrimenti mi tagliano i finanziamenti!”.

Nasce così, quasi per caso, il termine “artificial consciousness” e nonostante i timori iniziali di Aleksander, che lo fa subito suo, comincia a diffondersi nella comunità scientifica, sollecitando continui dibattiti tra filosofi, neurobiologi, studiosi di bioingegneria e intelligenza artificiale.

Alcune questioni si pongono immediatamente. Qual è la natura della coscienza? Il problema della coscienza può avere una soluzione scientifica? Può essere studiato come un fenomeno reale nel mondo reale? Quali sono i modelli della coscienza? E ancora: la coscienza “funziona” nel produrre un determinato comportamento? Gioca un ruolo attivo nel pianificare e controllare le azioni di un agente artificiale o si tratta di un epifenomeno legato al processo, che non influenza il processo stesso? Ne parliamo con Antonio Chella, professore ordinario di robotica all’Università di Palermo, promotore di una rete europea di eccellenza per lo studio della coscienza artificiale, nonché editor, insieme a Riccardo Manzotti della Università IULM di Milano, del libro “Artificial consciousness” (Exeter, Imprint Academic).

Professore, perché la coscienza artificiale interessa la robotica?

«Pensiamo che la coscienza artificiale debba essere “embodied”, cioè abbia bisogno di una “fisicità” - non necessariamente di tipo umanoide - per realizzarsi compiutamente. Inoltre, per un robot autonomo, dotato di sensori ed attuatori, che interagisce in tempo reale con gli esseri umani in ambienti complessi e non strutturati a priori, possedere una forma di coscienza è importante, mentre ad esempio, un software che gioca a scacchi può farne tranquillamente a meno».

Che rapporti intercorrono tra coscienza artificiale e intelligenza artificiale?

«E’ un problema molto dibattuto all’interno della comunità scientifica internazionale. L’intelligenza artificiale “forte” si prefiggeva la realizzazione di una mente artificiale privilegiando gli aspetti simbolici, legati al ragionamento logico e matematico. In breve, di “formalizzare” il linguaggio, la coscienza, il pensiero stesso. Ora è difficile pensare che tutto ciò che importa per la coscienza artificiale sia avere un certo tipo di programma per computer, o un insieme di programmi».

Che livello di coscienza volete implementare nei robot?

«E’ bene chiarire alcuni concetti. La coscienza di cui parlano scienziati e filosofi della mente è la coscienza fenomenica, quella che gli anglosassoni chiamano “consciousness” per distinguerla da “conscience”, la coscienza etico-morale. A noi interessa una “phenomenal consciousness”, la sede, per così dire, dove i numerosissimi ed eterogenei frammenti di analisi dei dati sensoriali convergono in una visione unificata e che corrisponde alla capacità di un soggetto di fare esperienza di se stesso e del mondo».

Come si realizza una coscienza artificiale?

«La coscienza artificiale non sarebbe creata dagli scienziati ma si limiterebbe a porre in atto una possibilità del sistema, in un processo attraverso cui i segnali si confrontano e si collegano durante complesse operazioni percettive e cognitive, ovvero nel rapporto tra la rappresentazione interna causata da imput sensoriali esterni e rappresentazioni interne autogenerate ».

Non tutti gli stati coscienti sono intenzionali…

«La maggior parte degli stati coscienti sono intenzionali e sono quelli che ci interessano di più perché mediano le relazioni con il resto del mondo nella percezione, nell’azione, nella memoria, nella previsione e nella pianificazione».

Questi robot sanno di esistere?

«La coscienza fenomenica non implica necessariamente l’autocoscienza. D’altronde, se guardiamo al mondo degli animali, troviamo forme di vita autonome perfettamente adattate al loro ambiente naturale. Non sappiamo se abbiano degli stati coscienti. Tuttavia alcuni ricercatori nel campo della coscienza artificiale, tra cui Owen Holland, dell’University of Essex, stanno portando avanti degli studi sull’autocoscienza».

I robot dotati di una forma di coscienza saranno “qualitativamente” diversi dagli altri robot. Quali scopi si prefiggono i vostri studi?

«Da ingegneri quali in realtà siamo, vogliamo avere una generazione di robot migliori. Alcuni sistemi robotici già esistenti mostrano impressionanti abilità meccaniche e di controllo dei movimenti, ma sono incapaci di performance percettive e cognitive altrettanto notevoli».

Quali esperimenti state conducendo attualmente?

«Al Dipartimento di Ingegneria Informatica dell’Università di Palermo stiamo cercando di coniugare il “modello dell’adattamento” elaborato dal professore Manzotti (una entità cosciente in grado di apprendere dall’ambiente e di trovare autonomamente i propri scopi) con il “modello di predizione” messo a punto dal gruppo di ricerca di Palermo.

Si tratta di un robot mobile, dotato di telecamere, che acquisisce informazioni dall’ambiente durante il suo funzionamento e in un brevissimo intervallo di tempo, corrispondente più o meno alla memoria di lavoro di un essere umano, confronta (in gergo fa “match”) le informazioni, nel nostro caso, le immagini elaborate dal sistema di visione artificiale, con quello che si aspetta di vedere ovvero con le anticipazioni che ha elaborato in base alla sua ipotesi sullo stato dell’ambiente, e in relazione a ciò è in grado di progettare percorsi o modificare i propri scopi. Naturalmente ha un minimo di conoscenza iniziale sulla quale può costruire una mappa. Il robot, nato come accompagnatore museale, verrà posto all’interno di un ambiente complesso come il Museo archeologico di Agrigento».

Copyright - La stampa - Rosalba Miceli

martedì 1 luglio 2008

Premio per Business e Conoscenza


Con grande piacere e un pò si sorpresa annuncio di aver ricevuto il premio Brillante Weblog dall'amica Lucia di Nonsoloshiatsu.

Cosa significa Brillante Weblog? "Brillante Weblog" viene assegnato a siti e blog che risaltano per la loro brillantezza sia nei temi che nel design e il suo scopo è di promuovere tutti nella blogosfera mondiale. Queste sono le regole:

1. Al ricevimento del premio, bisogna scrivere un post mostrando il premio e citare il nome di chi ti ha premiato mostrando il link del suo blog.

2. Scegli un minimo di 7 blog (o di più) che credi siano brillanti nei loro temi o nel loro design. Esibisci il loro nome e il loro link e avvisali che hanno ottenuto il Premio "BrillanteWeblog".

3. (Facoltativo) Esibire la foto (il profilo) di chi ti ha premiato e di chi viene premiato nel tuo blog. Quindi a mia volta assegno con simpatia e apprezzamento questo premio a:

giovedì 19 giugno 2008

Scarichi musica da e-mule? Niente internet per 1 anno!

Il governo Sarkozy ha deciso di fare sul serio per tutelare i diritti d'autore in campo musicale.

Se il decreto diventerà legge, dal prossimo gennaio chiunque verrà colto in flagranza mentre scarica l'ultima hit del momento potrebbe avere un'amara sorpresa. Una volta rintracciato lo sfortunato internauta si vedrà recapitare una email di avvertimento assieme ad una lettera più formale direttamente a casa e alla terza violazione arriverà la prima sanzione: il divieto di possedere una connessione ad Internet per un anno.

La nuova norma è stata accolta molto positivamente dal mondo dell'industria musicale; ben 40 organizzazioni che a diverso titolo fanno parte del business della musica legale hanno aderito alla proposta, come del resto anche gli ISP che dovranno avere un ruolo attivo nella procedura di tracciamento. Un'impresa che almeno all'inizio non sarà facile dato che solo nel 2006 in Francia sono stati scaricati illegalmente un miliardo di file che violano il diritto d'autore.

Per scovare i pirati musicali sarà istituito un apposito apparato che si chiamerà Alta Autorità per la Protezione del Copyright su Internet e stando alle parole del Ministro Della Cultura Christine Albanel riportate da AFP avrà un approccio al download illegale sostanzialmente "preventivo ed educativo". L'obiettivo dichiarato è di dare un taglio alla pirateria almeno dell'80%, una previsione abbastanza forte che cozza con alcune dichiarazioni del ministro, molto più prudenti: "Sappiamo di non poter sradicare totalmente la pirateria ma pensiamo di poterla ridurre".

A mio avviso questa proposta potrebbe agire come deterrente contro chi scarica illegalmente musica da internet, ma dubito che la sola minaccia di essere privati per un anno di internet possa cambiare la mentalità di tutte le persone che quotidianamente si scambiano files musicali sul web.

E voi cosa ne pensate?

Foto: Copyright Marinello
 
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