E' una vera rivoluzione dal basso. A chi ancora non lo conoscesse posso solo suggerire di seguire il nuovo programma di MTV dal titolo "Polifemo". In una delle prime puntate si discuteva finalmente dell'Italia che crea oltre che disfare. Una sfida raccontata con entusiasmo e passione da Vito Foderà.
E' quella lanciata dai makers, artigiani digitali pronti a reiventare il modo di fare impresa in Italia forti dell'eredità lasciata dai tanti inventori che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese per dar vita a qualcosa di sorprendente, fuori dalle logiche tradizionali. Insomma in poche parole riprendendo l'intervista fatta a Riccardo Luna (Giornalista ed esperto di innovazione, un vero e proprio pioniere e punto di riferimento in Italia per chi vuole fare start-up): "A innovare, sbaraccare tutto".
(http://www.makerfairerome.eu/it)
Ma chi sono i makers e cosa fanno esattamente?. Darne una definizione univoca potrebbe essere perfino riduttivo. Non è affatto semplice perché ognuno ha una specialità, un suo modo di vedere il mondo e interpretarlo attraverso tre cose: la creatività, il duro lavoro e la perseveranza che li portano a impegnarsi nel loro progetto con l'unico obiettivo di vederlo realizzato. Una certa predisposizione per il lavoro manuale unito però all'utilizzo dei più moderni mezzi tecnologici e ai linguaggi di programmazione.
Lavorano in laboratori, fabbriche abbandonate e rimesse a nuovo per ospitare spazi di co-working, uffici ma anche falegnamerie, officine, luoghi del fare per eccellenza conosciuti come "Fab Lab".
Per chi volesse aggregarsi o sapere dove si trovano: Wired li ha recensiti uno per uno:
Luoghi in cui tanti giovani hanno la possibilità di collaborare, sperimentare, realizzare prototipi a basso costo rispetto a quelli proposti dall'industria tradizionale, ma di ottima qualità.
Un'evoluzione senza precedenti, quella del fenomeno "makers" che punta a scardinare le logiche di produzione e creare nuove occasioni di occupazione in un momento molto delicato per l'Italia. Molti quello che ci stanno provando, pochi finora quello che ce l'hanno fatta davvero a concretizzare la loro idea in una start-up.
Ma poco importa; la determinazione di questa nuova generazione di artigiani digitali è il segnale più importante che possiamo dare in quanto giovani ad un Paese da sempre molto restio al cambiamento.
Vederli armeggiare con circuiti, computer, stampanti 3D e quant'altro, parlare dei loro successi e perfino dei loro insuccessi come nuovo punto di partenza per migliorarsi, ci porta a riflettere sul fatto che ormai abbiamo acquisito la consapevolezza che la strada è ancora lunga ma qualcosa si sta finalmente muovendo.
Ormai se ne parla ovunque con grande entusiasmo. Diversi gli autori di "CheFuturo!" (Giampaolo Colletti, Stefania Milo, Andrea Danielli) che hanno scritto articoli sul fenomeno dei makers e su come potrebbe cambiare l'Italia.
La lezione che ci danno questi ragazzi è che abbiamo a disposizione ingegno, design, creatività e con un po’ di volontà e impegno possiamo davvero fare qualcosa. Quindi in attesa della prossima puntata cerchiamo di rimboccarci le maniche e farci trascinare da questa rivoluzione. Chissà che un giorno qualche artigiano diventi un imprenditore di cui andar fieri nel mondo.