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martedì 20 gennaio 2009

Obama: un giuramento storico

Tra pochi minuti Barack Obama salirà sul palco allestito presso il Campidoglio a Washington per prestare giuramento davanti a più di un milione di persone. Diventerà così il 44esimo presidente degli Stati Uniti d'America, il primo afroamericano della storia a ricoprire questa carica.


L'affetto della gente per Barack. L'attesa è spasmodica e non potrebbe essere altrimenti: tante le speranze riposte nel neopresidente che ha saputo conquistare il popolo americano grazie al suo famoso slogan "change" (cambiamento) e ad una campagna elettorale senza precedenti, incentrata sull'uso di facebook, internet e i new media.

Le sfide che attendono Obama. Molte le sfide che attendono Obama e il suo mandato: dalla crisi economica mondiale alla guerra nella striscia di Gaza, dal rilancio dell'industria automobilistica, alla ricostruzione dell'immagine degli Stati Uniti nel mondo, che dovrà passare dal ritiro delle truppe impegnate in Iraq e Afghanistan, la chiusura del carcere di Guantanamo e le politiche per la salvaguardia dell'ambiente e la produzione di energia rinnovabile per garantire uno sviluppo sostenibile.

Non dimenticando l'annosa questione della sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo che dovrà convivere con la tutela della privacy dei cittadini e il rispetto delle libertà fondamentali previste dalla Costituzione, spesso violate dall'amministrazione Bush per il "bene comune" (vedi Patriot Act).

Il difficile rapporto con Hillary Clinton. Problemi dunque abbastanza complessi che impegneranno parecchio tutto lo staff del Presidente, compreso l'ingombrante Segretario di Stato Hillary Clinton che con il suo carisma, la sua voglia di riscossa e l'insofferenza ai ruoli di secondo piano, metterà sicuramente in difficoltà Obama nella gestione dei poteri.

Un uomo come gli altri. Ciò che però appare chiaro fin dall'inizio è l'eccessiva tendenza a considerare Obama un salvatore come fu Franklin Delano Roosevelt con il suo New Deal negli anni trenta dopo la grande depressione del 1929. Come lui stesso ama ripetere, "io non sono chiamato a fare miracoli, ma a gestire la più grande democrazia del mondo, voluta dai nostri padri Thomas Jefferson e Benjamin Franklin".

Il discorso: tra storia, dialogo e tolleranza. E proprio questo sarà il tema ricorrente del discorso di insediamento, che si svilupperà a partire dai capisaldi della dichiarazione di indipendenza firmata a Philadelphia nel 1776.

Durante la cerimonia, che si preannuncia la più seguita e commentata della storia, grazie alla diffusione del web 2.0 , i blog e la tv digitale, Obama non mancherà di esortare gli americani ad abbandonare l'ideologia e il pregiudizio, sottolineando ancora una volta l'importanza di valori come la tolleranza e il dialogo tra culture, razze e religioni diverse e di come il sogno americano non sia solo un'illusione ma una speranza per tutti (hope) un'altra delle parole chiave della sua vincente campagna elettorale.

Martin Luther King e un sogno che si avvera. Barack è riuscito dove un altro grande, forse per colpa dei tempi, o della mentalità aveva fallito: Martin Luther King. Un'altra figura fondamentale nel background politico di Obama, che ne ha profondamente segnato la gioventù e ispirato le idee. Basti pensare alle prime frasi recitate subito dopo la vittoria: "Se qualcuno pensa che ci sia qualcosa di impossibile, la risposta è arrivata questa notte" ha detto Obama, in una orazione dedicata, in diversi passaggi, proprio alla questione razziale.


Obama speech after victory with italian subtitles - 1



Obama speech after victory with italian subtitles - 2

Quarantacinque anni separano queste due pagine di storia americana. Il 28 agosto del 1963, davanti a una folla di 250 mila persone , riunitesi per chiedere al Congresso di votare la legislazione sui diritti civili, il reverendo Martin Luther King pronunciava il suo celebre discorso "Ho un sogno".

"E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: “Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".

Un sogno che stasera diventerà realtà, al grido di Yes we can.

1 commento:

Andrea Bichiri ha detto...

Va bene. Ricordati di segnalare la fonte. Ciao e continua a seguirmi!.

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