Ormai viviamo in una società in cui la condivisione della conoscenza è diventata parte integrante del nostro modo di essere. Dalla musica al software, dai video alle immagini, tutto sembra a disposizione degli utenti su Internet e per di più a costo zero. Ad esempio il programma di tipo free/open source (FOSS) Firefox, distribuito gratis (e legalmente) on line, ha raggiunto una diffusione planetaria, facendo preoccupare persino colossi come Microsoft e IBM.
Tuttavia, il fenomeno è molto più complesso di quanto sembri, pochè coinvolge vari "attori" (in primis le imprese e la comunità degli sviluppatori di FOSS) che danno vita a dinamiche non sempre facili da analizzare. Il FOSS è una nuova arena che le imprese possono convertire in enormi opportunità di profitto. In uno scenario del genere, tutte le strategie vengono ribaltate. Chiaramente imprese che incentrano il loro business sulla vendita di software "non aperti" trovano una certa difficoltà ad adattarsi a queste novità. Al contrario, imprese con meno investimenti in servizi tradizionali di vendita di software proprietario saranno le prima a cogliere la nuova domanda.
Altro fattore determinante è la tecnologia a disposizione delle imprese. Se il mondo del FOSS si basa su uno spazio aperto, dove l'innovazione è diffusa a costo zero, per le imprese sarà importante essere in grado di assimilare tale prassi. Ciò significa che le imprese con maggiori capacità di assorbimento e sfruttamento delle conoscenze pubbliche sono quelle meglio equipaggiate per creare canali di apprendimento stabile con la comunità.
L'identikit dell'impresa che risulta meglio posizionata per sfruttare sistemi FOSS è presto fatto: un'impresa con ampie conoscenze nel software, il cui business principale non sia il classico software proprietario. E' evidente che questa descrizione può essere applicata ad una rosa molto ristretta di soggetti: imprese di hardware, telecomunicazioni e semiconduttori con solide conoscenze software. E infatti se andiamo a vedere le aziende più attive nella produzione di prodotti basati sul FOSS e nell'interazione con la comunità incontriamo IBM, HP, Novell, Sun. Poche, grandi imprese.
Ma le imprese sono solo una faccia della medaglia. Spostando l'attenzione sulla comunità, la domanda centrale cui è doveroso fornire una risposta è relativa alle motivazioni che spingono migliaia di sviluppatori a distribuire il prodotto delle loro fatiche senza chiedere alcun compenso monetario. Vari studi empirici (es. i questionari FLOSS-EU e FLOSS-US) e teorici hanno provato a rispondere a questo quesito. Sono state riconosciute due principali categorie di incentivi che intervengono a sostenere l'attività degli sviluppatori: gli incentivi estrinseci (aspettative di guadagni futuri ottenibili dall'accresciuta reputazione, uso del particolare software sviluppato, ...) e quelli intrinseci (incentivi tipici dei movimenti sociali e della spinta psicologica alla creatività, al senso della sfida, ...). Nella realtà non si osserva alcun modello puro. Le due componenti, diversamente importanti in luoghi, tempi e per individui diversi, viaggiano di pari passo.
Questo vuol dire che nessuna impresa può pensare di intrattenere un rapporto con la comunità basato solo sulla dimensione estrinseca delle motivazioni. Il costo sarebbe la costruzione di una relazione vuota con la comunità, e di conseguenza l'impossibilità di catturare le sue immense energie. L'elemento intrinseco ha quindi un'importanza strategica fondamentale. D'altronde, proprio perché è collegato ad una dimensione personale, parzialmente "fuori" dal controllo di imprese, le politiche da costruire in questo caso non possono avere carattere di "indirizzo" ma devono essere "abilitative": invece di cercare di dirigere la comunità, devono agire sui limiti spaziali entro cui essa si muove, allo scopo ampliarli.
La presenza di due soggetti innovatori (imprese e comunità) potrebbe favorire la diffusione di tecnologie con usi estesi a più settori. Quest'ultime sono considerate come una delle principali fonti di crescita economica duratura. Ma proprio a causa del fatto che queste tecnologie si "spargono" e vanno a premiare tutta una serie di attori non direttamente collegati con l'innovatore, non è semplice per le imprese recuperare i capitali investiti per realizzarle. Difficilmente qualche impresa sarà portata ad investire su questo tipo di tecnologia.
Il modello FOSS rappresenta un'alternativa a questo stato di cose, dove la comunità produce innovazioni (come il software) che possono poi essere adattate dalle imprese nei loro singoli settori, aumentando il livello di sperimentazione, salvaguardando l'accesso continuo al bene pubblico che è il software. Un esempio di questa convivenza è l'industria del software embedded, con l'esistenza di standard aperti come LonWorks®, che è uno degli strumenti più ricercati nell'ambito del controllo remoto. Qui alcuni individui contribuiscono all'ampliamento e al miglioramento del bene comune, traendo profitti dall'utilizzo locale nell'industria in cui operano.
Per concludere sottolineiamo che non è possibile immaginare di preservare o espandere il modello FOSS se non ci si impegna a tutelare anche l'ambiente comunitario che innerva quel modello. In questo caso lo sviluppatore non ha solo il compito di adottare un'accorta politica dei diritti proprietari, ma più generalmente deve costruire ambienti in grado di ospitare -se non addirittura ''incubare''- le comunità.
Il grande merito del FOSS è però quello di ''sciogliere'' i confini tra il settore del software e gli altri mercati attigui, e sostituire il regime tipico di questo mercato con un diverso tipo di regole concorrenziali. Come la comunità possa reagire a questa mutazione, è ancora una domanda molto aperta.
1 commento:
Ti ringrazio killo per i complimenti. Ho visto il tuo sito è fatto davvero bene. Torna a trovarmi. Ciao Andrea
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