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mercoledì 29 agosto 2007

Interface Research Program: la mente non ha più confini

Lo scienziato americano Peter Brunner, senza muovere un ciglio, inizia di colpo a scrivere un messaggio – lettera per lettera – su di uno schermo gigante sopra di lui. “B - O – N – J – O – U - R” affidandosi al solo potere della mente, di fronte ad una platea meravigliata di francesi, di scienziati e di curiosi, durante la quattro giorni di “European Research and Innovation Exihibition” tenutasi di recente a Parigi.

Brunner e altri 2 colleghi del centro di ricerca parigino, finanziato dal governo americano (Wadsworth Center Albany di New York), hanno dimostrato che una “interfaccia di computer mentale” (BCI- brain computer interface) è una tecnologia impressionante, che digitalizza i segnali emessi dal cervello come impulsi elettrici – raccolti da degli elettrodi – a scelta del convenuto. "Senza ricorrere ai nervi o ai muscoli, BCI può provvedere al controllo e alla comunicazione per la gente totalmente paralizzata e incapace di parlare o di muoversi, spiega la ricercatrice Theresa Sellers, anche lei da Wadsworth".
La dottoressa stima che all'incirca 100 milioni di potenziali utilizzatori di BCI useranno la tecnologia nel mondo, inclusi 16 milioni di sofferenti di paralisi cerebrale, una malattia degenerativa del cervello, e almeno 5 milioni di vittime di rottura del midollo spinale. Cui vanno sommate 10 milioni di persone completamente paralizzate da infarti cerebrali.
Questo risultato arriva dopo dieci anni di tentativi per capire come tradurre i pensieri in azioni concrete attraverso l'ausilio del computer. Nonostante sia stato brevettato solo recentemente, esso sembra costituire la risposta più efficace per tutte quelle persone intrappolate in un corpo che non risponde più agli stimoli.
Possibili applicazioni si estendono oltre le parole scritte, al movimento fisico – "è solo questione di tempo"- dice Sellers, prima che la stessa tecnologia venga impiegata per far funzionare le ruote motorizzate delle sedie a rotelle. “Possiamo già farlo, ma ci sono ancora dei problemi complessi, e per il momento sarebbe rischioso", afferma la ricercatrice.
La particolare interfaccia è basata su algoritmi che analizzano le onde cerebrali (per mezzo di un casco pieno di elettrodi), identificando i picchi di attività che corrispondono ad un sforzo mentale abbastanza intenso. Ogni volta che il dottor Brunner si concentra sulla B di « Bonjour », su una tastiera con una griglia di lettere e simboli che prendono metà dello schermo, un computer analizza e mette in luce linee di caratteri in successione rapida.
Potrebbe sembrare poco pratico, ma per qualcuno che è paralizzato potrebbe rappresentare una scoperta sensazionale per migliorare la propria qualità di vita. Ad esempio, scrivere lettere, comunicare con i parenti e gli amici, interagire con il mondo circostante utilizzando semplicemente la tastiera del computer di casa.

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